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Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/284

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angiolo e dissemi da parte di Dio ch’io m’apparecchiassi a pazienzia et a ricevere ciò che Dio mi volesse mandare. Et io risposi ch’io era apparecchiato ad ogni cosa che fosse di piacere a Dio. Poi la mattina seguente, cioè la mattina di sancta Croce, la quale era in quello anno in venerdí, all’aurora io uscii di cella in fervore di spirito grandissimo, et andai a istare in orazione in questo luogo dove tu se’ ora, nello quale luogo io ispesso orava; et orandome, ecco per l’aria discendeva di cielo uno giovane crucifisso in forma di serafino con sei alie con grande empito. Al cui maraviglioso aspetto io m’inginocchiai umilemente, e cominciai a contemplare divotamente dello ismisurato amore di Gesú crocefisso e dello ismisurato dolore della sua passione; e lo aspetto suo generò in me tanta compassione, che a me pareva propriamente sentire nello mio corpo essa passione; et alla presenzia sua tutto questo monte risprendeva come uno sole. E cosí discendendo venne presso a me; et istando dinanzi a me, mi disse certe parole segrete, le quali io non ò ancóra revelate a persona, ma e’ s’apressa tempo ch’elle si riveleranno. Poi, dopo alcuno ispazio, Cristo si parti e ritornossi in cielo, et io mi ritrovai cosí segnato di queste piaghe. Va, disse sancto Francesco queste cose sicuramente dí al tuo ministro; però che questa è operazione di Dio e non d’uomo E détte queste parole, sancto Francesco mi benedisse e ritornossi in cielo con una