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Pagina:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu/463

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antologia poetica provenzale 457

Camille Laforgue

(1829-1903).

L’IVER.

1.’ iver es revengut tout lieirissat de glasso;
Lou soulel e la luno an lous pelses jatats,
Saturno e Jupiter se soun enmantelats,
E Mars, tant frejoulet, tremblo jout sa couirassn.
La terrò, de coutou, se vei tapa la fasso:
Lous aubres an sous peds per la frejou pelats,
Dins soun leit hivernenc, lous flumes acalats,
An perdut lou poudé de se clianja de plasso.
Que poudriò te manda dins aquelo sazou.
Amie, per n’adoussi la tant grando rigou?
Moun cor, qu’a soul de fioc dins touto la naturo.
Pendent las lounguos neits, plegat sus toun burèu,
Dins toun travai ardént, el sera toun tlambèu.
Sera toun refaudis al temps de la frescure.
(S." D. di Quarante (Hérault)

(Tres sounets quaranltus))

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L’INVERNO.

L’inverno è ritornato tutto irto di ghiacci, il sole e la luna hanno i capelli gelati. Saturno e Giove si son coperti coi loro mantelli, e Marte, tanto Ireddoloso, trema sotto la sua corazza. La terra ha la faccia coperta di cotone, gli alberi hanno i piedi maltrattati dal freddo, nel loro letto invernale i fiumi addormentati, han perduto il potere di cambiare di posto. Che potrei mandarti in questa stagione, amico, per addolcirne il gran rigore? Il mio cuore, che solo ha fuoco in tutta la natura. Durante le lunghe notti, piegato sui tuoi libri, nel tuo ardente lavoro, esso sarà la tua fiamma, sarà il tuo sollievo nel tempo della frescura.