Pagina:Antoniani - Educazione christiana dei figliuoli.djvu/125

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SECONDO. 46

huomo, ma cibo et nutrimento de gli huomini, et sapendo per esperienza quanto forte armatura sia questa, contra tutti gli insulti suoi, cerca per invidia, et per rabbia, sviare i figliuoli, per iquali è preparato questo pane, dalla pretiosa mensa del celeste padre, et va movendo ogni machina, acciò le anime non si nutriscano di quel cibo che ricevuto degnamente, et con debita preparatione, le rende fortissime et insuperabili dalle sue tentationi.

Hor io non intendo di rifiutar in questo loco, con più parole, cosi falsa sentenza, indegna di huomo christiano, dirò solo che non sono mancati, come non mancano giamai nella santa Chiesa, huomini di spirito et dottrina, i quali si sono opposti per muro, contra questo ariete del Diavolo, et hanno scritti utili libri in questa materia, provando evidentemente la necessità, et il frutto della frequente communione, fatta però con quella dispositione, et con quelle circonstanze che a tanto sacramento meritamente, si convengono. Et già per Dio gratia, et per sollecitudine d’huomini religiosi, et servi di Dio, l’uso de i buoni è multiplicato in modo, et ha talmente con l’opera confirmata la dottrina, che hormai l’antico serpente non ardisce in questa parte, cosi scopertamente, come ne gli anni più à dietro solea, vomitar il suo veneno.

Et per dar fine a questa digressione, non si dice che ciascun del popolo fidele indistintamente sia atto a spesso communicarsi, ma ben si ricorda al nostro padre di famiglia, et per lui medesimo, et per il figliuolo, che habbiano grandissima devotione verso questo mirabile sacramento, che ascoltino con gli orecchi interiori i dolci inviti di Christo, che sopramodo desidera mangiar con noi, che procurino viver con purità di cuore, per quanto l’humana nostra fragilità comporta, purgando le macule dell’anima con la penitenza, et confession santa, talche con la obedienza del discreto padre spirituale, possano assai più spesso, che molti per ordinario non fanno, cibarsi à quella divina mensa, dove si mangia quel pane, che ci fa vivere in eterno.

Della penitenza overo confessione. Cap. XXIV.

Molte sono le infirmità, allequali come ciascun sa per esperienza, questo nostro corpo fragile, et corruttibile è sottoposto, ma molte più, et molto più gravi sono quelle dell’anima, la cui sustanza è troppo più nobile, et delicata. Sono le malattie dell’anima le disordinate passioni, et gli affetti nostri sfrenati, et in somma i molti peccati, ne i quali à tutte le hore in mille maniere trabocchiamo. Per tanto se siamo diligenti, et