Pagina:Antoniani - Educazione christiana dei figliuoli.djvu/194

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a guisa di cagnoli destinati à cacciar lupi, et simili fiere, acciò siano avidi, et sitibondi della carne et del sangue humano. Non cosi farà il nostro buon padre et christiano educatore, ma sotrarrà da gli occhi, et dalle orecchie del fanciullo ogni incitamento d’odio, et di vendetta, non dirà giamai alla presenza del figliuolo quello che alcuni per parere cavalieri d’honore, inconsideratamente e senza esser molestati da alcuni, dicono per una certa vana bravura, io non mi lasciara già mai torcere un capello, se alcuno mi dicesse, o facesse, io gliene pagarei, il tale è un da poco à non risentirsi della tale ingiuria, se colui l’havesse fatta à me io non lo lascerei vivo, io gli cavarei il cuore, il tal’altro ha fatto molto bene à vendicarsi, cosi si deve fare. Queste et simili parole si dicono tutto giorno da alcuni, che si danno anco ad intendere di esser buoni christiani, et per loro diletto, standosi a mensa, ò passeggiando per camera, comettono bene spesso non piccoli peccati, proponendo tante volte di non voler ubidire alla legge di Dio, ma à quella del Diavolo. Et sentite da i figliuoli queste propositioni, come la scabbia del peccato si attacca facilmente, restano loro impresse nell’animo, et se ne ricordano dopo molti anni, et dicono, cosi udì io dire à mio padre; però il nostro padre non dirà egli, et non permetterà che il figliuolo conversi dove altri dica simile dottrina, ma et con fatti, et con parole gli insegnarà tutto il contrario.

Alcune ragioni, circa il persuadere la remissione delle ingiurie. Cap. LXXXI.

Et per tanto oltra quello che si è detto di sopra, che il perdonare, et amare gli offenditori nostri ci rende simili a Dio, onde anchora diceva Giesù Christo, Beati i pacifici percioche saranno figliuoli di Dio, dimostri il padre al figliuolo già capace della ragione, che la vera nobiltà christiana non admette legge alcuna contra la legge di Dio, et però dica il mondo, et creda quello che vuole, che il vero, et falso honore non si prova al suo paragone, ma a quello di Dio. Erano i fortissimi martiri riputati dal mondo dishonorati, quando per non offendere il sommo Rè del cielo, lasciavano gli honori e i magistrati de i Rè della terra, et voluntariamente si scioglievano i cingoli militari, segno della nobiltà, et cavalleria, et nondimeno et in quell’atto, et nel patir la morte istessa per Dio, erano non meno honorati che forti, et valorosi. Il vero honore è premio della vera virtù, la vera virtù non consiste mai nella opinione altrui, ne meno in quello che altri ò faccia, ò dica, come ne anco il vitio, altrimenti seguitaria che uno potesse esser virtuoso ò vitioso per le opre di un’