Pagina:Antoniani - Educazione christiana dei figliuoli.djvu/259

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SECONDO. 113

Quanto grave danno sia, nel popolo christiano il poco studio della oratione. Cap. CXXXI.

Fra le molte calamità di questi ultimi tempi, ne i quali è raffreddata la carità, et abondata la iniquità, non è già da riputar la minore, il poco studio della oratione, che communemente si vede, anzi alcuni huomini spirituali sogliono dire, che tutti i mali da i quali è afflitto il popolo di Dio, et il mondo tutto, nascono per difetto d’oratione, si come per contrario quanto ci è di bene in terra è frutto della oratione. Et veramente è cosa da piagnere, vedendo che alcuni riputati intendenti non sanno à pena per nome che cosa sia oratione mentale, tanto sono lontani da esercitarla, altri la tengono per cosa da vecchiarelle, e da Monaci e Frati, altri portando come per ornamento in mano belle, et ricche corone, et dicendone qualche parte, mentre trattano cose famigliari con i sevitori, ò discorrono con amici di cose impertinenti, per non dire mentre vagheggiano à loro diletto, et in somma orando con niuna, ò pochissima attentione, par loro di haver complito à bastanza con l’obligo di far oratione. Per tanto è sopramodo necessario che la buona educatione christiana, rimedii a questo inconveniente, et che mal grado della prudenza della carne, nimica di Dio, si sappia, et s’intenda, et si metta in prattica, che noi siamo christiani per gratia di Dio, et non più gentili, come furono gli antichissimi avi nostri, onde christianamente, secondo i precetti di Christo, et secondo gli instituti de i santi Apostoli che tanto spesso ci ricordano il far oratione, è di mestieri, che noi viviamo, et non come genti che non conoscono Dio. Hor io vorrei sapere da costoro che con nome di christiani, vivono poco meno che da gentili, qual cosa ci è maggiormente necessaria della oratione? chi non sa quanti sono i bisogni, et le necessità nostre et quanto al corpo, et quanto all’anima, et per noi medesimi, et per i nostri congiunti, et per il privato et per il publico? senza dubbio siamo poveri, et bisognosi d’infinite cose. Ma forse a i ricchi, et potenti non par vero di essere ne poveri ne bisognosi, hor qual cosa habbiamo noi che non penda dalla potente mano di Dio, non solo come donatrice, ma come conservatrice, et come padrona assoluta, di ritorci quando gli piaccia et stati et facultà, et robustezza di corpo, et sanità, et figliuoli et l’istessa vita, si come ben lo intendeva quel fortissimo lottatore contra il demonio quando diceva à ciascuna delle sue tentationi: Iddio me l’ha dato, Iddio lo ha ritolto, sia benedetto il nome del Signore; et non solo per questi beni carnali che tanto ci piacciono, ci conviene picchiare all’uscio della divina misericordia, ma molto più per i beni