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TERZO. 172

del nostro vivere alle future speranze, già avanti la morte, partendoci dalla terra. Il che proponendoci innanzi à gli occhi dirizzavamo la vita et le attioni nostre, parte seguitando la guida della divina legge, parte stimulandoci l’un l’altro à lo studio della virtù, et se non è arroganza il dire, eravamo tra di noi scambievoilmente l’uno all’altro come regola, et norma di conoscere et distinguere il retto dal suo contrario, percioche la conversatione nostra non era con i più licentiosi, et più dissoluti de i nostri compagni, ma con i migliori et più costumati, ne meno pratticavamo con i più contentiosi, et inquieti, ma con i più tranquilli, et pacifici, et finalmente con quelli, la consuetudine de i quali grandissimi frutti, et giovamento ci apportava, havendo per cosa certa che molto più facilmente si piglia il vitio, che non si communica la virtù, cosi come più facilmente si casca nella malatia, che non si conferisce la sanità. Quanto poi alle discipline il gusto nostro era non delle più dilettevoli, ma delle più eccellenti, però che quindi anchora la gioventù prende forma, et qualità, ò de la virtù, ò del vitio. Due vie ci erano note l’una più principale, et più degna, cioè quella che conduceva alla santa casa di Dio, et à i sacri Dottori; l’altra secondaria, et non dell’istesso honore, et stima, quella dico che à i professori delle dottrine seculari menava, tutte le altre che guidavano alle feste, à i spettacoli, à i luoghi frequenti, et à i conviti publici, la havevamo lasciate à chi le voleva, percioche niuna cosa per mio parere è molto da apprezzare, la quale non apporta aiuto al bene, et honestamente vivere, et non rende migliori coloro che di lei sono studiosi. Sino à qui sono parole del gran Theologo, descrivendo l’imagine d’un ottimo et christiano scholare, nel tempo ch’egli era ottimo maestro.

De i dottori di ragione et di medicina. Cap. LXXIII.

Saria da desiderare, che tra i christiani vi fosse tanto amore et carità come si converria à veri discepoli di Christo, che tra loro non vi fosse giamai ne lite, ne dissensione alcuna, essendo noi tutti fratelli nel Signore, si come ci dava ad intendere san Paolo, quando scrivendo a i Corinthii, et dolendosi delle risse, et contentioni loro, diceva non senza senso di dolore; Fratre cum fratrem iuditio contendit, cioè il fratello co’l fratello, che tanto è à dire come un christiano con l’altro contende et litiga in giuditio, ma poi che noi siamo in questa valle di lagrime mescolatamente buoni et mali, onde è di necessità che secondo il detto dello Evangelio, vengano di molti scandali, sono anchora necessarii i Giudici che gli prohibiscano, et rendano il suo diritto à ciascuno. Et per tanto è da pregare