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CUD — 248 — CUD

calzato. || cavaddu cu la cuda e l’oricchi tagghiati: caval codimozzo, cortaldo. || – di marteddu, penna del martello, bipartita che serve anche a strappare i chiodi: granchio. || lu vilenu è ’ntra la cuda, met. nell’ultimo consiste la difficoltà o il pericolo: nella coda sta il veleno. || la cuda è la cchiù forti di scurciari, la fine è la parte più difficoltosa: la coda è la più cattiva a scorticare. || avirili tutti sutta la cuda, esser ipocrita, dissimulatore: essere gran mammamia. || – a muscaloru: coda a ventaglio, a scopa. || tuccarisi la cuda, fig. dichiararsi colpevole in qualche cosa: rendersi in colpa. || isari la cuda, pigliar baldanza: levar la coda o la cresta. || junciri la cuda, aggiunger del suo favellando: metter di bocca o la coda.

Cudardia. s. f. Viltà, vigliaccheria: codardia.

Cudardu. add. Vile, poltrone: codardo. || s. Nelle tonnare è una striscia di rete, che dal primo spartimento sporge per lungo tratto in mare, rastremandosi in una curva.

Cudarrussa. V. cuda rrussa in cuda.

Cudata. s. f. Colpo di coda. || Carne bovina dalla parte della groppa, vicina alla coda dell’animale: groppa ai culaccio. || mettiri la cudata, fig. V. junciri la cuda in cuda.

Cudatàriu. s. m. Colui che sostiene la estremità delle vesti prelatizie, detta coda: caudatario.

Cudatu. add. Che ha coda: codato.

Cudazza. s. f. pegg. di cuda: codaccia, codazza. || Per sim. la parte di dietro o ultima di checchessia: codazza. || – di canna, la cima della canna staccata dal fusto: pannocchia.

Cuddana. s. f. Specie di museruola di fune o cuojo con cui si tiene legato l’animale alla mangiatoia: cavezza. || Fune che usano i marinai attraversata ad armacollo, l’un capo della quale è attaccato all’ordegno da pescare, e serve anco per aiutare a montare le barche nelle foci dei fiumi: alzaja. || V. cullana.

Cuddanedda. s. f. dim. di cuddana: cavezzina. || V. cullanedda.

Cuddanti. s. f. T. mur. Pietra di mezzana grandezza quasi trasportabile in collo.

Cuddarazzu. s. m. pegg. di cuddaru: collaraccio.

Cuddareddu. s. m. V. vaviola. || Piccolo goletto, collino. || Quell’anello che tiene la coda della lama ferma entro il manico: ghiera.

Cuddarettu. s. m. La parte della vesta che cinge il collo: collaretto. || Arnese che attaccato al collo sporge alquanto sotto al mento, usato dai magistrati: collaretto. fig. I Giurisperiti: giureconsulto. ||– fintu: goletto, solino.

Cuddari. v. intr. Travalicare sparir come dietro un colle: scollinare. || Calare: declinare. || – lu suli, – la luna, ecc.: tramontare, scollinare (Da colle, come tramontare da monte). || cuddarisilla, fuggire: battersela. || Si dice pure dell’acqua quando nel bagno arriva al collo. P. pass. cuddatu: scollinato. || Tramontato.

Cuddaricchiu. V. cuddareddu.

Cuddarineddu. s. m. dim. di cuddarinu: gorgieretta, gorgierina.

Cuddarinu. s. m. Collaretto antico che per essere increspato anco si chiama lattuga: gorgiera. || Altro collare antico di pannolino piegato a cannolini: goniglia. || pigghiari ad unu pri lu cuddarinu, afferrar alcuno pel collare e tirarlo.

Cuddaru. s. m. Quella striscia di cuoio o altro che si mette intorno al collo delle bestie: collare. E se è pieno di sonagli dicesi: sonagliera. || Quello che le donne e i preti portano intorno al collo: collare, collaretto. || Quella parte della camicia o altro che cinge la gola: goletta, solino. || E quello staccato dalla camicia: collino, colletto, solino. || Quello degli abiti: collaretto. || – di lu firriolu, –di lu mantellu: bavero. || T. art. O una prominenza sporgente in giro o una fascia o rinforzo a un lavoro: collare, collarino. || Quel collare di ferro stretto alla gola de’ rei che venivan esposti alla berlina: gogna. || T. mar. Grosso cavo della medesima grossezza dello straglio: collare (Zan. Voc. Met.). || T. magn. Ingegni della toppa ripiegati a squadra che imboccano nelle tacche della chiave: fernette (Car. Voc. Met.). || – di lu spiruni: collare.

Cuddaruni. s. m. accr. di cuddaru: collaraccio || Bavero grande.

Cuddata. s. f. L’azione di scollinare: scollinata. (V. participiu). || Scesa, china: calata. || Il nascondersi del sole ecc.: tramontamento, tramonto. || a la cuddata, poi che il sole è scomparso: al tramonto.

Cuddazza. s. f. pegg. di codda. || T. del gioco. fari cuddazza, passar oltre il convenuto: travalicare.

Cuddettu. s. m. Collarino un po’ maggiore dell’usato, che usano le donne secondo le mode: colletto. E la forma sulla quale si dà ad essi la salda.

Cuddiari. v. intr. Volgere e rivolgere il collo, proprio degli animali specialmente volatili. || Per sim. lo stendere ed allungare spesso il collo per osservare o spiare senza essere veduto: sguaraguardare.

Cuddiata, Cuddiatina. s. f. L’osservare, il lustrare allungando il collo e spesso ritirandolo.

Cuddura. s. f. Nome generale di cose disposte in circolo: cerchia. || – di serpi, una o più serpi raggomitolati: ruota. || la cuddura di li vudedda, le interiora; e met. l’interno dell’animo: onde fari smoviri la cuddura di li vudedda o di li vermi, essere spiacevole: stomacare. || Quel ravvolto di cenci che usa tener in capo chi porta pesi: cercine. || La rivoluzione in giro delle viti, la quale non ritorna al suo centro come il cerchio: spira, anelli o pani della vite. || La fune attorcigliata ad alcuni cilindri in meccanica. || – di pani, pane in forma circolare: a ciambella. || Prov. nè a santi la curuna, nè a picciriddi la cuddura, non bisogna prometter nè a’ santi nè a’ bambini perchè non dimentican poi giammai le promesse. || In botanica è l’organo del fiore disposto in circolo attorno agli stami: corolla. || Viti di legno che fanno parte dello strettoio del legatore di libri: vite. || T. agr. La parte della tralciaia che si fa accavalciare e si lega sul ramo o sulla canna di sostegno alla vite: collo della tralciaja. O la parte del tralcio ove si fa la piegatura sul tralcio (Car. Voc. Met.). || mittirisi o fari la cuddura, rannicchiarsi: far un chiocciolino. Ed