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FRE — 403 — FRI


Frequentissimamenti. avv. sup. Frequentissimamente.

Frequenza. s. f. Reiteramento di cosa che si fa o accade spesso: frequenza. || Concorso di gente, moltitudine: frequenza.

Fretta. V. frattarìa. || ’n fretta, posto avv., con gran prestezza: in fretta. || ’n fretta ’n fretta, con tutta fretta: in fretta e in furia, o anco: frettolosamente. || Prov. cosa fatta in fretta, prestu è disfatta: chi fa in fretta, ha disdetta.

Frettu. V. furettu.

Frevi. s. f. Moto sregolato del sangue accompagnato da calore e frequenza di polso: febbre (che pure il volgo Toscano storpia per metatesi in: frebe. E Jacopone ha: freve). || – continua: febbre continua. || la frevi cuntinua ammazza l’omu, fig., tutto ciò che nuoce e dura porta a ruina: la febbre continua ammazza l’uomo. || fari pigghiari lu friddu e la frevi, si dice quando alcuno guarda troppo pel sottile, è troppo casoso, e fa difficoltà, sofisticherie: far venire le febbri. || – acuta, pericolosa, che in pochi giorni fa il suo corso: febbre acuta. || – effimera, di un giorno: effimera o diaria. || – epatica, che proviene da affezione al fegato: febbre epatica. || – ettica, lenta, cronica, quotidiana, congiunta colla emaciazione del corpo: febbre etica o polmonare. || – intermittenti, che lascia intervallo tra un parossismo e l’altro: febbre intermittente. || – maligna, d’infezione, accompagnata da eruzioni di varie specie, tifo: febbre maligna. || – putrida, la gastrica: febbre putrida. || – gastrica, che procede da malattia di stomaco: febbre gastrica. || – tirzana, che viene un dì sì e un dì no: febbre terzana. || – quartana, che ritorna ogni terzo giorno: febbre quartana. || – nirvusa, in cui si risente il sistema nervoso: febbre nervosa o sinoca. || – splenica, che proviene da affezione alla milza: febbre splenica. || met. frevi, cosa che tiene altrui in agitazione o pena: febbre. || E anche passione d’animo, voglia intensa: fregola, uzzola. || aviri o nun aviri frevi a ’na cosa, averci o no premura: calere o non calere. || – amurusa, mal d’amore: febbre amorosa. || – d’aria, le periodiche o terzane, ecc. che dànno le malarie: febbri (pl.). || – manciuna per ischerzo a chi non ha nulla, anzi mangia benissimo: febbre mangerina o de’ rosìcchioli. || aviri la frevi di lu ’mpisu, essere grandemente angosciato, in travaglio, in ambasce: trambasciare. || Prov. pri frevi tirzana (o quartana) nun sona campana, non si muore per la terzana o quartana: febbre terzana non fe’ mai sonar campana. || cummattiri cu la frevi e la dibbilanza, fig. aver a fare con persone increscevoli, che in tutto voglian sofisticare e con pretensione. || Prov. frevi cci vegna a cu’ frevi mi misi, ca sugnu ciuri di tutti li misi, si dice anco dagl’innamorati non corrisposti: chi arde e non lo sente arder possa in fino al dente. || frevi quartana li vecchi ammazza e li giuvini sana: febbre quartana, il vecchio uccide e il giovane risana. || frevi autunnali o longa o murtali, è chiaro: febbre autunnale o è lunga o è mortale.

Frica. s. f. Voglia inquieta, ardente bramosia: frègola. || aviri frica, gran premura: aver furia. || frica-frica, è canto di certi uccelli: chiocchiolìo. || E si dice anco per dire ciò che s’è inteso: ridire.

Fricamentu. s. m. Il fregare: fregamento. || Per noncuranza. || Per coito.

Fricari. v. a. Leggermente stropicciare: fregare, e fricare (poco in uso). || fig. Fare qualche beffa, qualche danno: fregare, calarla ad uno. || Usare con donna: fottere. || fricarisinni, non gliene calere: infischiarsene, imbubbolarsene. || fricarisi cu unu, stargli sempre alle costole: fregarsi attorno alcuno. P. pass. fricatu: fregato. || Infischiato.

Fricasè. s. m. Specie di manicaretto d’interiora di polli, con carne tritata, con conditura e guazzetto: cibreo (Dal fr. fricassée). || È però diverso da ciò che nel continente chiamasi fricassea. V. suffrittu (Mort.).

Fricassìa. V. suffrittu.

Fricata. s. f. L’atto del fregare: fregata. || fari ’na fricata, far un danno o una burla seria: attaccarla a uno.

Fricatazza. pegg. di fricata.

Fricatedda. dim. Fregatina.

Fricatina. s. f. Il fregare: fregagione.

Fricatuna. accr. di fricata in ambo i sensi.

Fricatura. s. f. Il fregare: fregatura.

Fricazioni. s. f. Il fregare che si fa sopra qualche parte del corpo per divertire gli umori: fregagione.

Fricaziunedda. dim. di fricazioni: fregazioncella.

Fricaziununa. accr. di fricazioni.

Fricciari. v. a. Tirar o colpir di freccia: frecciare. P. pass. fricciatu: frecciato.

Fricciata. s. f. Colpo di freccia: frecciata.

Friccicari. v. intr. Produrre un senso di desìo, voglia: invogliare, stimolare, eccitare. || Calere, importare: montare. || rifl. Prendersi piacere in una cosa: coccolarvisi (Friccicarsi in Toscana vale fregarsi, star attorno ad alcuno).

Friccichïàrisi. v. intr. pass. Muoversi in qua e in là gingillando: ciondolare, dondolarsi, sdonzellare.

Frichïari. v. a. Fregar una cosa sull’altra: stropicciare. || rifl. Stropicciarsi. P. pass. frichiatu: stropicciato.

Frichïatu. s. f. L’atto dello stropicciare: stropicciato.

Frichïatedda. dim. Stropicciatella.

Frichïatina. s. f. Il frequente stropicciare: stropiccío.

Frichïatura. s. f. Lo stropicciare: stropicciatura.

Fricïari. v. a. Ornar di fregio: fregiare.

Fricïata. s. f. La parte esteriore del discolato, o capo di banda che si adorna colla scultura o dipintura: fregiata. (Zan. Voc. Met.).

Fricïatu. add. Guernito di fregio: fregiato.

Frìcina. V. fiscina.

Friciteddu. dim. di friciu.

Friciu. s. m. Guarnizione a guisa di lista per vesti, ecc: fregio. || Quelle pitture, sculture, ecc. colle quali si circondano le estremità delle mura immediatamente sotto i palchi delle stanze: fregio. || Taglio che si fa altrui nel viso: fregio, sfregio. || fig. Macchia, disonore: fregio. V. freggiu.

Friciuni. V. fruciuni.