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PIN — 737 — PIP


non pensarvi più. || lassari lu pinzeri ad autru d’una cosa, non pensarvi più egli: levarsene del pensiero. || adurari lu pinzeri a ’na persuna, idolatrare altrui. || cu’ muta pinzeri muta mugghieri, chi pensa in altro modo, gli segue in altro modo. || lu friddu, la mistizzia e li pinzeri su li nnimici di lu corpu umanu, è chiaro: vita quieta, mente lieta, moderata dieta, e questi sarebbero gli amici. || l’omu ’nvecchia chiù pri li pinzeri ca pri l’anni, per quelli però che hanno pensieri. || ammatula ti pettini e t’allisci, ssu pinzeri chi hai non t’arrinesci: i pensieri vano falliti. || pri lu pinzeri anniuricau lu corvu, per solo pensare non si ottiene poi gran fatto: pensiero non pagò mai debito. || su varî li culuri di li panni, comu varî di l’omini li pinzeri, si dice per indicar la differenza del pensare di uno coll’altro: tante teste, tanti cervelli. || cu’ havi pinzeri nun dormi, chi è poltrone può dormirsela, ma no chi vuol fare: chi ha da fare non dorme.

Pinzetta. s. f. Strumento a guisa di molletta per tirare, strappare o prendere checchessia di minuto: pinzette (pl.).

Pinziddaru. s. m. Chi fa o vende pennelli: pennellajo (in Firenze). || Per uomicciattolo (Pasq.).

Pinziddata. s. f. Tirata o colpo di pennello: pennellata.

Pinziddari. v. a. e intr. Lavorar col pennello: pennellare, pennelleggiare.

Pinzidduzzu. dim. di pinzeddu: pennelletto, pennellino. || met. Dicesi di giovanetto galante e pulito: sermolino, logica. Onde essiri un pinzidduzzu, dicesi di giovine attillato, profumato: parer uscito dallo scatolino, esser un figurino, o un sermolino.

Pinzioni. V. penzioni.

Pinzirazzu. pegg. di pinzeri: pensieraccio.

Pinzireddu. dim. Pensieretto, pensierino, pensieruccio. || Lieve sollecitudine.

Pinziruni. accr. Pensierone.

Pinzirusu. add. Pieno di pensieri: pensieroso. || Mal contento, travagliato: pensieroso. Sup. pinzirusissimu: pensierosissimo.

Pinzirrusuni. accr. di pinzirusu.

Pinziruzzu. dim. e vezz. di pinzeri: pensieruccio.

Pinziunedda, Pinziunetta. dim. di penzioni. || Pensioncella.

Pinziununa. accr. di penzioni.

Pinzocca e Pinzòccara. V. bizzocca.

Pinzunazzu. pegg. di pinzuni.

Pinzuneddu. dim. Fringuellino. || met. Giovane inesperto: novellino.

Pinzuni. s. m. T. zool. Uccello bajo fosco, che ha le ali e la coda nera con istrisce bianche: fringuello, pincione. Fringilla L.

Pinzusu. add. Pieno di pensieri, travagliato dal pensiero: pensoso (A. V. ital. pensuso. Pugliesi).

Piòggia. s. f. Acqua che cade dal cielo: pioggia. || met. Cose in abbondanza che caschino dall’alto: pioggia. || Prov. piccula pioggia abbatti forti ventu, è chiaro. || li pioggi di frivaru, inchinu lu granaru, cagionano buon ricolto: pioggia di febbrajo riempie il granajo.

Piònia. V. pionica.

Piònica. s. f. Pianta di radici tuberose; foglie doppiamente pennate; foglioline trilobi; le radici e il seme di questa pianta vuolsi abbian efficacia contro il mal caduco: peònia. Paeonia officinalis L. || apertu comu la pionica, di cosa sconciamente larga, e maltrattata. || pari ’na pionica, far perdere il suo primo essere e l’antica figura, guastare maltrattare.

Pipa. s. f. Arnese da fumarvi il tabacco trito: pipa. || Vaso di legno più piccolo della botte: botticello. || Per zitto, onde fari pipa: stare zitto.

Pipanti. add. Che pipa, che fuma colla pipa: pipante.

Pipareddu. dim. di pipi: peperoncino. || Spezie d’uva minuta. || addivintari come un pipareddu, rosso di rabbia.

Pipari. v. intr. Trar fumo per mezzo della pipa: pipare. P. pass. pipatu: pipato.

Piparu. s. m. T. mar. Albero di un sol pezzo o di più alberi innestati l’un sull’altro, senza interruzione di gabbia: pible.

Pipata. s. f. L’azione del pipare: pipata. || Colpo dato colle dita nella faccia: lecchino.

Pipatedda. dim. di pipata: pipatina (in Firenze).

Pipatuna. accr. di pipata.

Piperiti. s. f. T. bot. Pianta sempre verde, che ha gli steli e i rami a cespuglio; foglie sparse, spatolate, lisce, ottuse, carnose, integerrime: fiori bianchi porcellanacei a corimbo: piperite, iberide, lepidio. Iberis semperflorens L.

Pipetta. V. pipicedda.

Pi-pi. Voce del pulcino, dell’uccello ecc: pi pi. || fig. L’uccello medesimo. || Il tacchino: billo. || V. cci cci.

Pipi. s. f. T. bot. Pianta d’origine affricana, ha il caule erbaceo, i frutti pendenti, di sapore acre e bruciante: peperone, pepe indiano. || acitu di pipi! esclamazione: cappiterina! || essiri un pipi, dicesi di vecchio ardito e vispo: rubizzo. || essiri tuttu pipi, vivacissimo, focoso: esser un pepino, di pepe o tutto pepe, essere scaltro, astuto: esser di pepe. || ognunu havi lu so pipi, ognuno ha la sua ira: anco la mosca ha la sua collera.

Pipiari. V. pipari.

Pipicedda. dim. di pipa: pipina.

Pipiceddu. V. pipareddu.

Pipinera. s. f. Luogo dove si seminano e nascono le piante che si debbono trapiantare: semenzajo (Perez).

Pipirata. s. f. Intingolo siccome salsa e savore fatto di sapa, peverada, farina e spezierie: pèvero.

Pipirinu. add. Di specie di capra di occhi e muso nero e di vello a macchie bianche.

Pipirita. V. piperiti || V. in amenta.

Pipiritana. s. f. Sgualdrina donnaccia disonesta: torcia. Dalla via pipiritu dove eransi riunite ad abitare tali donne.

Pipiritu. s. m. Luogo piantato di papiri: papireto. Onde in Palermo evvi una via detta del pipiritu. || Per piperiti V.

Pipistrellu. V. taddarita. || V. donninnaru.

Pipita. s. f. Filamento nervoso, che si stacca da quella parte della cute che confina colle unghia: pipita. || Malore che vien a’ polli nella punta della lingua: pipita. || È una imprecazione per dire: taci! || pipita ’nta la lingua: ti potessi morder la lingua. || chi hai la pipita!