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meli e l’apuni si l’agghiutti: uno leva la lepre e l’altro la piglia. || l’apa fa lu meli ed autru si lu mancia: chi lavora lustra, e chi non lavora mostra, così è nella presente società, chi lavora muor di fame, e i privilegiati godon del lavoro altrui. || cu’ è riccu d’api e di jumenti, è riccu e ’un’avi nenti o: riccu d’api e d’armenti, riccu di nenti, chi ha api ed armento non è sicuro della possidenza. || cu’ è riccu di jumenti e d’api, è riccu e nun lu sapi, chi è ricco di giumente e d’api, è ricco e non lo sa. || si l’api pascissi ’nta lu salviuni lu fasciddaru sarrissi baruni, se l’ape pascolasse sulla flomide, l’agricoltore diverrebbe barone (Minà Palumbo).

Apaloru. V. aparu. || V. appizzaferru.

Aparia. s. f. T. bot. Orchidea assai speciosa, perchè il labello dei suoi fiori rassomiglia all’ape. Ophrys Aranifera.

Aparu o Fasciddaru. s. m. T. agr. Colui che ha cura dell’alveare: apiajo.

Àpata. V. àpatu.

Apatìa. s. f. Stato dell’animo che non è suscettivo di alcuna passione: apatia.

Apatista. s. e add. Che ha apatìa: apatista.

Àpatu. add. Che non ha senso intellettuale, quasi che ha apatìa: apate (Zan. Voc. Met.) insensato, ebete. (Gr. απασής).

Aperitivu. add. Che ha virtù, di aprire i pori e promuovere alle esecrezioni, dicesi di medicine: aperitivo. || In familiare s’usa per istuzzicante: appetitoso.

Apertamenti. avv. Apertamente.

Apertissimamenti. avv. sup. Apertissimamente.

Apertu. s. m. Luogo scoperto dove non son case, arioso: aperto. || a l’apertu: all’aperto; modo avv. all’aria libera.

Apertu. add. da apriri: aperto. || Detto di muro, vaso e simili: screpolato, fiaccato. || Per ispazioso, largo: aperto. || Fig. Palese, manifesto: aperto. || Detto di viso; ardito, franco: aperto. || Detto di pronunzia, a bocca larga: aperto. || Detto di colore; chiaro: aperto. || Fig. Contento, baldanzoso. Sup. apertissimu: apertissimo.

Apertura e Apirtura. s. f. Spaccatura, spazio vuoto in qualunque cosa: apertura. || L’azione di aprire: apertura. || Per porta, finestra. || apirtura di la nassa: ritrosa (An. Cat.). || Quello spaccato dinanzi de’ calzoni, o della camicia per dove si infila la testa, o nelle estremità delle maniche: sparato.

Àpici. s. m. Il punto ultimo della cima de’ corpi di forma acuta: apice. || Fig. Il sommo di cosa morale: apice.

Apirturedda. s. f. dim. di apirtura.

Apiu. s. m. T. bot. Erba velenosa: apio riso, erba sardonia, ranuncolo. Ranunculus sceleratus L. || apiu muntanu. Athamanta oreoselinum L. (Pasq.) || apiu. V. pumu.

Àpoca. s. f. Scrittura pubblica per quietanza del pagamento di un debito: apoca.

Apollinari. (D. B.) V. mandragora.

Apoplessìa. s. f. T. med. Emorragia o congestione sanguigna nel cervello per cui si perde il movimento volontario, il senso e la facoltà intellettuale: apoplessia.

Apoplètticu. add. Infermo di apoplessia: apopletico.

Apostolatu e Apustulatu. s. m. Dignità di apostolo: apostolato. || ’ntra l’apustulatu ci fu un giuda: anco gli apostoli ebber un Giuda.

Apostolicali. add. Apostolico: apostolicale.

Apostolicamenti. avv. Alla maniera degli apostoli: apostolicamente.

Apostòlicu. add. Pertinente ad apostolo, o che fa ufficio d’apostolo: apostolico. || a l’apostolica: all’apostolica, senza ricercatezza.

Apostrofari, v. a. Segnar l’apostrofo: apostrofare. || Usar quella figura rettorica detta apostrofe. P. pass. apostrofatu: apostrofato.

Apòstrufu. s. m. Quel segno che si mette ove manca la vocale: apostrofo. || Figura rettorica, quando si rivolge il discorso a persona o anco a cosa: apostrofe.

Apòstulu. s. m. Epiteto che si dà a’ dodici discepoli di Gesù Cristo: apostolo. || Ironic. beddu pezzu d’apostulu! bel figuro! uomo con cui non istà bene usare.

Appacchianatu. add. Alquanto grasso: poccioso, grassoccio. Da pacchianu V.

Appaciari. v. intr. Pareggiare e aggiustar i conti: pareggiare, saldare. || Nel gioco, quando uno vince una e l’altro un’altra: esser pari. || Rifl. a. Pacificarsi, far pace: appaciarsi. P. pass. appaciatu: pareggiato. || Appaciato.

Appagabbili. add. Che si può appagare: appagabile. Sup. appagabilissimu: appagabilissimo.

Appagamentu. s. m. Appagamento.

Appagari. v. a. Soddisfar all’altrui volontà: appagare. P. pass. appagatu: appagato.

Appagaturi –trici. verb. Chi o che appaga: appagatore –trice.

Appagnamentu. s. m. Ombramento.

Appagnarisi. v. rifl. pass. Insospettirsi, spaurirsi, detto delle bestie: ombrare, adombrarsi. P. pres. appagnanti: ombrante. P. pass. appagnatu: ombrato.

Appagnatizzu. add. Un po’ ombrato.

Appagnu. s. m. Sospetto, timore, detto delle bestie: ombra, ombramento. || patiri appagnu: esser ombroso, sospettoso.

Appagnusazzu. add. pegg. di appagnusu.

Appagnuseddu. add. dim. Ombrosetto (A. V. ital. ombratico).

Appagnusizzu. add. Che spesso ombra.

Appagnusu. add. Che ombra: ombroso. || Sospettoso, fantastico: ombroso. Sup. appagnusissimu: ombrosissimo.

Appagnusuni. add. accr. Che facilmente ombra.

Appaidari. v. a. Per digerire l’usa Veneziano così: ferru, chi nun c’è struzzu, chi l’appaida.

Appaisanarisi. v. intr. Trattenersi lungamente in paese non proprio, pigliandone così la cittadinanza. P. pass. appaisanatu.

Appalazzatu. add. Pieno di palazzi.

Appalisari. V. palisari. Usato da Atanasio da Aci.

Appaltari. v. a. Dar in appalto: appaltare. || Rifl. a. V. abbunarisi. P. pres. appaltanti: appaltante. P. pass. appaltatu: appaltato.

Appaltaturi. verb. m. Colui che piglia in appalto: appaltatore.

Appaltu. s. m. Quella impresa che si fa da una o più persone unite in società, pigliando l’assunto di provvedere uno stato di mercanzia, con divieto a chicchessia altro di poterne ven-