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zione, spartizione, particelle; quasi dire spartizogni (Pasq.).

Spasa. s. f. Spandimento. || Pendenza, pendìo. || – di sangu: flusso di sangue. || – di lu tettu, il pendìo: declìvio. || (An. Cat.). Cesta piana per riporvi checchessia: spasa. || a spasa: a pendìo.

Spasimanti. add. Che spasima: spasimante. || Che fa spasimare: spasimante. || Fortemente innamorato: spasimato.

Spasimari. v. intr. Avere spasimo: spasimare. || Essere fieramente innamorato: spasimare. || Desiderar ardentemente: spasimare. || fig. Affannarsi: spasimare. || spasimari di siti ecc., aver grandissima sete ecc.: spasimar di sete ecc. || Prov. megghiu muriri ca spasimari: meglio morire che soffrire. P. pass. spasimatu: spasimato.

Spàsimu. s. m. Acerbo dolore, e per estensione anco dolore morale: spàsimo.

Spasimusu. add. Che ha o dimostra spasimo: spasimoso.

Spasmu. s. m. Contrazioni involontarie, convulsioni: spàsimo, spasmo.

Spassarisi. v. rifl. a. Pigliare spasso: spassarsi. || spassarisilla, non far nulla: dondolarsela.

Spassettu. dim. di spassu. || Trastullo.

Spassiggiari. v. intr. Passeggiare: spasseggiare. || Perder il tempo in cose inutili: ninnolare.

Spassiggiu. s. m. Passeggiata, e il luogo dove la gente va a diporto: spasseggio.

Spassiunarisi. v. intr. pron. Spogliarsi delle passioni: spassionarsi.

Spassiunatamenti. avv. Senza passione, indifferente: spassionatamente.

Spassiunatissimamenti. avv. sup. Spassionatissimamente.

Spassiunatizza. s. f. Lo stato di chi è spassionato: spassionatezza.

Spassiunatu. add. Che non ha passione, ingenuo: spassionato. || Indifferente, schietto: spassionato.

Spassu. s. m. Passatempo, sollievo, trastullo: spasso. || iri o mannari a spassu, andare o mandar altrui a spasseggiare: andar o mandar a spasso. E met. andar via o essere cacciato da un impiego: mandar a spasso. || a spassu, dicon i servitori quando non sono impiegati: a spasso. Onde essiri a spassu, non esser impiegati: esser a spasso, fuor di padrone. || pigghiarisi spassu d’unu, sbeffarlo: sojare, dar la quadra. || pigghiarisi spassi, darsi buon tempo, divertirsi: spassarsi, sollazzarsi. || livari lu spassu, far cessare il divertimento, torre la occasione di checchessia; in un canto Toscano: gioanottin, ti vo’ levar lo spasso. || pri spassu, per giuoco: per chiasso.

Spastari. v. a. Contrario d’impastare: spastare. || Sviluppare, spogliare checchessia dalle cose appiccatevi: strigare. || mpastari e spastari ad unu, farne ciò che se ne vuole: farne alla palla.

Spasturari. v. a. Tor le pastoje: spastojare. || rifl. a. Spastojarsi. || met. Strigarsi, sciorsi: spastojarsi. P. pass. spasturatu: spastojato.

Spasu. add. Spanto, disteso: spaso.

Spata. s. f. Arma appuntata nota: spada (A. V. ital. spata. Notar Jacopo). || Nome di una sorta di pero: spada. || spati, uno de’ semi delle carte da giuoco: spade. || T. stamp. I due regoli su cui si fa muovere il carro del torchio: spade. || bona spata, chi la maneggia bene: buona spada. || cappa e spata, era detto l’abbigliamento ufficiale di alcuni magistrati. || a spata tratta, apertamente, in tutto e per tutto: a spada tratta. || pigghiari la spata pri la punta, fig. difender a spada tratta. || Prov. la spata nun si pigghia pri la punta, le cose non si lasciano andare del modo che possano più offender noi che l’avversario: chi piglia la lancia per la punta la spezza o non la leva di terra. || nun tutti così s’hannu a pigghiari a punta di spata, non bisogna farsene di tutto.

Spatacchiari. v. a. Trar d’imbroglio: strigare. || Indovinare: imberciare. || Riuscire, trarre a fine checchessia: sbarbare una cosa. || Per fracassari V. P. pass. spatacchiatu: strigato. || Fracassato.

Spataccinu. add. Sgherro o che sta nella scherma: spadaccino.

Spatajolu. s. m. Ladro di borse, ladro di calca, di folla: borsajuolo, tagliaborse.

Spatancia. s. f. Arme da taglio media tra la spada e il cangiaro.

Spatari. v. a. Vietar ad uno l’uso del duello per la sua troppa bravura.

Spataru. s. m. Chi fa o vende le spade: spadajo.

Spatatu. add. Da spadare. || Che eccede in checchessia sia in bene che in male, nel morale o nel materiale: spanto (da spatari, poichè se uno non era più che eccellente nella scherma, non gli si proibiva, cioè non si spatava).

Spatazza. pegg. di spata: spadaccia.

Spaticchia, Spatidda. V. spatuzza.

Spatiddari. v. a. Spalancare; dicesi degli occhi: sgranarli, strabuzzarli. || Detto de’ mattoni quando avendo in sè particelle di materia estranea, nei cuocersi essa salta fuori lasciando piccoli vuoti. || Lo screpolarsi dello intonaco per effetto di certe zollettine di calce non bene spenta: sbullettare (Perez). || T. pesc. Raccorre le patelle.

Spatiddatura. s. f. Vuoto che nel mattone o simile lascia la particella estranea saltata via: sbollatura.

Spatigghia. s. f. L’asso di spade, che nel giuoco dell’ombre è invincibile.

Spatineddu. dim. di spatinu.

Spatinu. s. m. Spada corta e sottile: spadino. || add. Si dice di alcuni animali lunghi e svelti di corpo: snello.

Spatriari. v. a. Privar della patria: spatriare. || intr. Uscir della patria: spatriare. P. pass. spatriatu: spatriato.

Spatrunatu. add. Senza padrone; senza occupazione: scioperato. || Vale anche: insubordinato.

Spattari. v. intr. Il separarsi le cose congiunte: disgiungersi, spiccare. || Esser dissimile: differire. || Far mostra, vista: spiccare. || Non poter reggere al paragone. P. pass. spattatu: disgiunto, spiccato.

Spattatu. add. Dissimile.