Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/255

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libro iv. 229

     Al focolare in supplichevol atto
     955Si rifuggîro. E ciò chiedendo, in lei
     La trista de’ suoi sogni rimembranza
     Sottentrava a turbarla, e udir dal labbro
     Della fanciulla il suon bramò del suo
     Patrio linguaggio appena alzar la vide
     960Gli occhi da terra; perocchè la prole
     Tutta del Sol si manifesta ai raggi
     Che dalle ciglia gettano da lunge
     Splendor simile allo splendor dell’oro.
     Dolcemente di tutto alla chiedente
     965Nel Colchico sermon del crudo Eeta
     Satisfece la figlia, e degli eroi
     Disse lo stuolo, e il lor passaggio, e quanto
     Travagliaronsi in duri abbattimenti,
     E com’ella peccò per la sorella
     970In mal punto amorosa, e in un co’ figli
     Scampò di Frisso al minacciar tremendo
     Del genitor; ma di parlar si tenne
     Della strage d’Absirto; e nondimeno
     Nulla ascoso alla mente era di Circe,
     975Che però dell’afflitta ebbe pietade,
     E così le rispose: Oh sventurata!
     Una rea fuga indecorosa ordisti,
     Nè a lungo, io credo, alla terribil ira
     D’Eeta scamperai: forse ch’ei stesso
     980Nell’Ellene contrade a far vendetta
     Verrà del proprio ucciso figlio. Atroci
     Fûr l’opre tue; ma poi che a me ne vieni