Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/270

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244 argonautica.

     1380Soli a voi m’abbandono. Oh sciagurati
     Di crudo e duro cuor, che non sentite
     Nè pietà nè vergogna, or me veggendo
     Di regina straniera alle ginocchia
     Per disperazïon tender le braccia!
     1385E sì quando a rapir quell’aureo Vello
     Anelavate, avreste a guerra i Colchi
     Tutti sfidato, e il fiero Eeta anch’esso;
     E d’animo cadete or che di loro,
     Di lor soli una banda è che v’insegue.
1390Sì dicea supplicando, e a cui prostrata
     Le ginocchia stringea, quegli a fidanza
     La rincorava, e le vietava il duolo;
     E tutti nelle man l’aste appuntate
     Scossero, e fuor delle vagine i brandi
     1395Traendo, a lei di non fallir d’aita
     Fêron promessa, ove incontrato avesse
     Giudizio iniquo. Al faticato intanto
     Stuol de’ prodi la notte sopravvenne
     Dell’opre de’ mortali acquetatrice,
     1400E tutta insieme addormentò la terra.
     Ma di sonno a Medea nè un leggier velo
     Le pupille adombrava, ed agitato
     L’animo ognor le si volgea nel petto.
     Come la pazïente vedovella
     1405Torce il fuso di notte, e le fan lagno
     Gli orfani figli intorno; ella dolente
     Riga il volto di lagrime, pensando
     Qual ne l’incolse miseranda sorte: