Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/294

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268 argonautica.

Tacque, e l’altro la mano protendendo
     A lontan segno, e il mar mostrando, e un’alta
     Foce del lago: Il varco (disse) al mare
     È là dove più l’onda è cupa e nera.
     2075Rupi che sponda fan d’ambe le parti,
     Biancheggiano di spuma; angusto in mezzo
     D’uscir dal lago è il passo; indi quel fosco
     Mare al divino Pelopéo paese
     Mena sopra di Creta. A destra mano,
     2080Dal lago usciti, ite radendo il lido
     Fin che giunti sarete ove la terra
     Fa un gomito sporgente; e voi piegando
     Intorno a quello il corso, indi securo
     Fia ’l cammin vostro. Itene lieti, e nulla
     2085Sia fatica, nè stento che alle vostre
     Di gioventù gagliarde membra incresca.
Così benigno ei favellò. Su ’l legno
     Gli altri salîr di brama impazïenti
     D’uscir vogando da quell’acque al mare,
     2090E diêr impeto ai remi. Allor Tritone
     Il gran tripode prese, e dentro al lago
     Immergersi fu visto; e più nessuno
     Veduto l’ha, sì d’improvviso a un tratto
     Col suo tripode sparve. A’ Minii il cuore
     2095Gioì, che fausto alcun de’ numi ad essi
     Occorso fosse, ed a Giasone invito
     Fêr che la meglio in fra le tolte agnelle
     Sagrificasse, ed una pia parola
     Sovra l’ostia dicesse. Immantinente