Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/44

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18 argonautica.

     Quando gonfia in tempesta. E primamente,
     Siccome Argo insegnò, con torto fune
     Legâr forte la nave, e d’ambo i lati
     465La strinser sì che nelle travi addentro
     Ben figgendosi i chiovi, incontro a’ flutti
     Salda si regga. Indi escavâr sì largo
     Un canal, come larga è la carena,
     Per lo qual dalle man spinta trascorrere
     470Dee la nave nel mare, e il fan più cupo
     Più procedendo; e steso in esso un letto
     Di tondi curri, v’acconciâr sui primi
     La nave sì che sdrucciolando scorra
     Giù per la china. E d’ambe parti i giovani
     475S’accinsero co’ petti e con le braccia
     A sospingerla, e Tifi entro vi salse
     Per comandarne e moderar gl’impulsi.
     Alto un grido ei mandò: tutti un grand’impeto
     Fêr con tutte lor forze in un congiunte,
     480E la smosser di loco; indi pontando
     Forte co’ piè, vie vie più in là la spingono.
     Siegue celeremente Argo l’impresso
     Moto, e acclamando da un lato e dall’altro
     Instano i vigorosi: scricchiolavano
     485Disotto alla carena ponderosa
     Compressi i curri, e intorno a lor si leva
     Un negro fumo: in mar la nave scivola,
     E quei ne la ritennero, chè troppo
     Non trascorresse; indi agli scalmi i remi
     490Accomandan co’ stroppi; albero e vele