Porta a far foco, altri de’ prati un molle
D’erbe e foglie volume a compor letti;
E chi legno aggirando in cavo legno, 1510Fuor ne trae la scintilla; e chi mescendo
Viene il vin ne’ crateri, e preparando
Ne va la cena, al disbarcante Apollo
Poi che fatto ha su ’l vespro il rito sacro.1
Ma di Giove il figliuolo, a far buon pasto 1515Eccitati i compagni, ir volle al bosco
A ricercarvi un maneggevol tronco
Per rifarsene un remo; e, alquanto errando,
Un abete trovò non d’assai rami
Carco, nè in molto vegetal vigore, 1520Ma quale il fusto è d’alto pioppo, e tale
Alto e grosso era quello. Immantinente
Pose egli a terra e la faretra e l’arco
E del leon la pelle, e con la greve
Ferrata clava in su ’l pedale al basso 1525Diè all’albero una scossa; indi, fidato
In sue forze, abbrancò con ambe mani
Volte retro quel tronco,2 il lato dorso
V’appontò contro, e si piantò ben fermo
Su le gambe allargate, e dal terreno, 1530Pur giù addentro, com’era, abbarbicato,
Lo sterpò con le stesse, in ch’era fitto,
↑Var. al v. 1513. Poi che sul vespro un sagrificio han fatto.
↑Così credo doversi intendere il come Ercole abbrancò l’albero, poichè siegue che vi appoggiò contro le spalle.