Pagina:Arabella.djvu/160

Da Wikisource.

— 154 —

alfabeto: e se nella prima giovinezza aveva sentito a parlarne, troppo tempo, troppe cose eran cadute in mezzo. Peggio per lui! ma peggio ancora se Arabella avesse letto nel suo, di cuore!

Ogni suo sforzo, ogni sua ambizione doveva mirare a una cosa sola: impedire che Arabella diventasse il ludibrio di Milano. Qualche avvertimento in questo senso gliel’aveva dato anche il notaio Baltresca, che considerava la questione coll’occhio pratico del mestiere. Un processo è sempre uno scandalo, si sa dove si comincia, non dove si finisce. Preti, monache e avvocati vi potevano pescar dentro il loro interesse. E anche supposto che l’ortolana venisse condannata a qualche mese di prigione, chi poteva impedire, per esempio, che Arabella fosse chiamata in Tribunale a deporre in qualità di testimonio, in mezzo a quella marmaglia, tra uscieri, sbirri, scribi e farisei, per sentirsi ripetere sul viso infamie di ogni colore?... Se ciò fosse accaduto - e la sola idea gli mozzava il respiro - da qual parte sarebbe stato il reo? e da qual parte il giudice più terribile? Chi avrebbe impedito all’avvocato Baruffa di rifare a modo suo la storia del testamento, e alla stampa di aggiungere i soliti pizzi? E Arabella avrebbe dovuto assistere a una bega di questa sorta, bersaglio a Dio sa quali infamità? no, no.



Questi pensieri, solamente col passare, gli facevano corrugare la fronte e gli tiravano il capo all’ingiù. Temeva quasi che avessero a turbare e a funestare il riposo dell’addormentata.