Pagina:Arabella.djvu/277

Da Wikisource.

— 271 —

un sopraciglio irritato, mentre nella riga più bassa dell’orizzonte il crepuscolo ardeva come un immenso braciere.

Il nostro vecchietto, leggermente eccitato dal vino di Valtellina, fissò gli occhi su quel grande e magnifico spettacolo del cielo, che sfugge a chi vive da talpa nei muri d’una grande città; e, come se un pensiero tirasse l’altro, tornò a rivedere la bella casa di Tremezzo, posta in un boschetto di lauri e di magnolie, un angolo verde che valeva da sè tutto Milano col Duomo per giunta. Se egli avesse potuto dare un calcio a tutte le brighe e ritirarsi lassù, o almeno persuadere Arabella a partir subito la settimana prossima... Intorno alla causa e ai pettegolezzi e alla guerra dei parenti, una volta che Arabella fosse al sicuro, avrebbe forse potuto anche transigere... Chi sa?

Alle volte, a tirare troppo, la corda si rompe. In quanto a opporre avvocato contro avvocato, ne aveva già assaggiato abbastanza.

« Buffoni! e quel buon uomo di Baltresca crede che io possa credere a queste famose pancie democratiche, come i gonzi credono alle meravigliose virtù di Dulcamara! e io darò a mangiare il mio o mi lascerò dar del cavaliere da codesti nuovi frati della santa retorica, che spennano chi ci crede in nome dei grandi principii! Preferisco i preti, che almeno son più furbi! E come ha saputo toccare il tasto del liberalismo!... — Già, dovremo spendere un po’ di denari, ma abbiam del margine. Se non basterà la prima istanza, andremo in appello, se non basterò io, chiameremo in aiuto un’altra pancia: abbiamo degli appoggi... Siamo noi che facciamo la pioggia e il