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II.


I conti di Ferruccio


Se ad Arabella il denaro avesse potuto portare una consolazione, c’era da ringraziarne la Provvidenza; ma questa sovrabbondanza di fortuna e di ricchezza la rendeva annoiata, stanca, disgustata, e solamente per non parer cattiva rassegnavasi a leggere e a passare dei mucchi di carte, e a stendere coll’aiuto di papà Paolino dei prospetti e dei bilanci meravigliosi. Quanti denari aveva lasciato dietro di sè il vecchio! che se avessero potuto parlare... ma Arabella, socchiudendo gli occhi, cercava di cacciare questi pensieri come si caccia lontano una tentazione. A che pro’ indagare l’origine delle cose che non cangiano? a che pro’ logorarsi la coscienza in una filosofia che non serve a nulla? non erano tutti contenti e soddisfatti?

La prima volta che Ferruccio venne alle Cascine, essa lo tirò in disparte, e, consegnatogli un biglietto di cento lire, gli disse:

— Provveda ai primi bisogni di suo padre, e mi porti un prospetto di quel che posso fare per i poveri della parrocchia, per la povera Stella, e in suffragio del defunto. Poichè abbiamo sofferto tanto per