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storse a un sogghigno senza gioia, le mani si apersero irrigidite e si aggrapparono alle due gambe anteriori della sedia, come se cercassero un appoggio. La carta ripiegata in quattro resistette più che potè alle lame taglienti, si accartocciò sugli angoli, mostrò nella brace purpurea i graffi della scrittura, ma la SS. Trinità non potè impedire che una sostanza di quasi quattrocento mila lire, scritta in quel foglio, diventasse per chi l’aveva scritta un pizzico di carbone.

Tognino Maccagno rimase a contemplare indurito in un senso di stupore quel pugnetto di carta nera, che si ostinava a star compatta in bocca al fuoco, mostrando i segni rossastri della scrittura. Era un acre piacere che lo inchiodava a contemplare gli avanzi di un tradimento. Tradimento di chi? non andò a cercare. Prese le molle e con un colpo violento sfondò, sparpagliò, confuse, scombuiando nella cenere e nel fuoco la carta, che mandò molte piccole anime nere su per la canna.