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Pagina:Arabella.djvu/61

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due campane e ragionare. A ragionare ci s’intende, e per ragionare non è necessario gridare...

Salvatore Boffa, quel piccolotto nero che aveva ancora la faccia rifasciata nel fazzoletto, alzò il capo, socchiuse gli occhi, dimenò le mani forse per dire: — Le donne, falle tacere le donne... — Ma non uscì che un sordo mugolìo.

— Torto o torta, qualche cosa dovremo rompere del sicuro — seguitò colla sua indomabile ostinazione la donna, facendo scorrere le mani sulle maniche, come se si preparasse a lavare. — La Colomba sa bene anche lei di che cosa si tratta.

— Io non so nulla, caro il mio bene. Io sto laggiù a San Barnaba, fuori del mondo.

— Come? non sapete che Tognino Gattagno (e accompagnò il nome col gesto di chi gratta l’aria) ha fatto scomparire un testamento di quattrocento mila lire?

— Scomparire... — osservò sorridendo Aquilino, che non amava le asserzioni avventate. — Punto primo...

— Sissignori! un testamento, in cui, dire a dire, è impegnato il sangue di tanta povera gente.

— Noi non sappiamo se l’ha fatto sparire o se non l’ha fatto...

— Caro il mio regio impiegato, si vede proprio che il cilindro vi scalda la testa. — Angiolina volle alludere al cappello che Aquilino aveva preso per la circostanza, perchè Tognino non dicesse in nessun modo che i parenti gli avevano mancato dei debiti riguardi.

— Non sappiamo? è vero o non è vero che quella vecchia ha lasciato una sostanza di quattrocento mila