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sempre indosso una scatoletta contro i rantoli del catarro bronchiale.

Mentre la minestra dava gli ultimi bollori borbottando, la Colomba, che aveva sempre il suo figliuolo sul cuore, condotta dalle malinconiche reminiscenze del delegato a ricordare la povera Marietta, pensò di chiedere al vecchio amico di casa quegli schiarimenti che non aveva potuto ottenere dal Berretta.

— Lei che vive nel mondo e ha molte reti in mano, conoscerà anche il signor Tognin Maccagno...

Notus in Judea... — disse il delegato, aprendo la scatoletta bianca delle sue pastiglie.

— Che vuol dire?

— Che lo conosco da un pezzo.

— Che uomo è?

— Come uomo ha del talento, perchè, quando si arriva quasi dal nulla a possedere due o tre case in Milano, bisogna riconoscere che il talento c’è. Del resto è quel che si dice un uomo svelto, simpatico, che spenna le sue galline senza farle strillare. Io ho avuto qualche breve rapporto con lui e l’ho sempre trovato amabilissimo e niente affatto usuraio e tiranno. Sicuramente, se voi mi domandate se nella sua vita non ha mai prestato del denaro al cinquanta per cento, io non ve lo so dire. Se mi domandate se non ha fatto mai qualche torto alla sua legittima consorte, caro Iddio, come posso mettere la mano nel fuoco? Ho conosciuto anche la riverita signora Maccagno, una brutta donna sempre malcontenta, che il nostro Tognino sposò insieme a una casa del Borgo. Ma il bell’uomo aveva altri giri... e credo che le belle donnette non gli dispiacciano anche adesso che è vecchio, più vecchio di me forse una decina