Pagina:Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu/54

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xlvi trascrizioni.

tine, vere e proprie, son quelle che occorrono fra i Ladini nella continuazione delle antiche formolo etimologiche ca e ga, e da noi sono trascritte per e . La loro pronuncia (a tacer delle vere degenerazioni, che sono a lor luogo mostrate) varia più o meno da regione a regione; ma si può descrivere con sufficiente sicurezza dicendo, che , vale a dire la sorda, riesca intermedia fra la combinazione kj e il c ital. di selce; e la sonora, analogamente intermedia fra la combinazione gj (cioè il g ital. di ghe, seguito dalla continua j) e il g ital. di porge. Altre esplosive palatine ci saranno poi, appunto il c ital. di selce) che rendiamo per ć; e il g ital. di porge, che rendiamo per ǵ 1. Di continue sorde non so che l’Italia ne abbia per quest’ordine. Continua sonora palatina è lo j italiano di jeri. A semplice nasal palatina si accosta poi grandemente quel prodotto di nj che l’italiano ha p. e. in cígnere (= *cínjere, p. 82 n., cfr. p. 86-7 n.), o noi trascriviamo per ñ 2. Analogamente si potrebbe desiderare, per l’unificazione di lj, un l con sopra la ‘tilde’.

Arriviamo alle linguali. Di linguale, nel senso dei suoni indiani chè si ottengono colla punta della lingua ravvolta all'indietro, non avremmo in sino ad ora se non un solo elemento abbastanza accertato, ed è quella specie di d (ḍḍ) a cui può ridursi nelle nostre isole, e pure in parte del continente meridionale, un ll di fase anteriore (p. e. marteḍḍu martello) 3.- Ma linguali, o palato-linguali, chiamiamo ancora (altri le direbbero palato-dentali), le continue che ora seguono: 1. š, il suono iniziale dell’italiano scemo o del francese cheval, che è una continua sorda;- 2. , altra continua sorda, che sta fra la precedente e la sibilante italiana di sono;- 3. ž, il suono iniziale del francese jamais, che è il correlativo sonoro di š.— Nella



  1. È nota la disputa, dalla quale si deve qui prescindere, intorno all’essere o non essere suoni semplici, i suoni italiani che qui si fanno passare per esplosive palatine.
  2. Il puro segno del n palatino (ń) rimane così pel semplice n di anǵelo ecc.
  3. Lo Spano (Ortogr. sarda, I 17) afferma, che questo , da lui chiamato palatino, occorra anche preceduto da n (cumandu). Dato che ciò sia, la nasale gli si farà probabilmente omorganica, sì da averne per es.: cumáṇdu múṇḍu ecc.