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La «universitas bobacteriorum Urbis» 163

chiesa di S. Adriano. Di qui, dopo la cerimonia della lavanda, tornava indietro e voltando alla strada che è tra S. Lorenzo in Miranda e Ss. Cosma e Damiano, tirava diritta al Foro di Nerva, e pe’ Monti, per S. Lucia in Silice, per S. Prassede, giungeva, piegando a sinistra, a S. Maria Maggiore. Nell'Ordo di Cencio e nella relazione di Benedetto canonico, non si fa menzione di Arti che accompagnassero questa litania: esse erano allora rappresentate dal «primicerius cum schola», dagli ostiarii e dalle altre classi di addetti alla famiglia pontificia. Una miscela di leggende e di strane fantasie avea resa quella processione d’un interesse straordinario e di una singolare devozione: dovea passare «per arcum Sathanae, quia antiquo tempore magna persecutio erat ibi diaboli»: poscia « iuxta domum Orphei, propter basiliscum, qui tunc temporis ibi habitabat in caverna; cuius foetore et sibilo homines ibidem infirmabantur»1. Nel secondo catasto della compagnia del Salvatore, redatto nel 1462, e di cui già facemmo menzione, viene particolarmente descritta la lunga litania. Il segnale della festa era dato dal pulsum campanae della chiesa d’Aracoeli ed il popolo si recava ad udire il vespero «cum senatore et officialibus Urbis». Scesa l’immagine in piazza Laterano veniva condotta all’ospedale, dove le si facevano incontto i «consules Artium Urbis cum dupleriis cereis . . . supra thalamos ligneos depictos, cum Artis cuiusque ministeriis et instrumentis designantibus Artem». Si comincia quindi la sfilata, per ordine di dignità; vicino all’immagine sta il talamo dell’Arte più nobile, quella dei bobacterii, segue quello dei mercanti e così di seguito. Soleanvi prender parte quaranta doppieri e talami, i quali tutti ciascun’Arte faceva a proprie spese2.


  1. Benedetto canonico in Migne, op. cit voi. CLXXIX.
  2. Cf. B. Millino, loc. cit.