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Documenti circa la politica di Leone X 199

dalla lettera di questi del 28 novembre, pubblicata del Cian, sebbene sia stata da lui del tutto trascurata nelle sue osservazioni tanto nell’Archivio Veneto quanto nel Giornale storico. Diceva Leone all’ambasciatore veneto:

Facemo fondamento sopra Italia zoe el Stato vostro et el Duca de Milan, perche quando francesi hauesseno el Stato de Milano, licet ne promettesseno che fussena contenti, hauessamo el Regno de Napoli, tamen non ne attenderiano, Ma uolemo la sua amicitia et el parenta cura loro, azo stiano fuor de Italia: Et seguendo el caso de la morte de Re de Spagna, sei Imperator non uora assentir che habiamo el Regno de Napoli cum el parenta de la cusina del Re che damo a Lorenzino, faremo suscitar lo Infante che e in Spagna, et daremoli da far da quella banda, et vuj da laltra recuperarete Verona qual desideramo.

Io non so se i documenti pubblicati dal Cian siano, come molti del tempo, originalmente senza punteggiatura, o con una scarsissima, alla quale, da taluni, secondo una consuetudine del resto corretta, e che spesso appare anzi necessaria, si supplisce: cosa però che dà qualche volta luogo ad involontari dubbi di senso, quando nelle aggiunte o correzioni si seguono troppo esclusivamente i criteri di punteggiatura moderna. E qualora la punteggiatura dell’ultimo periodo citato non fosse originale, per me il senso delle parole di Leone sarebbe chiarissimo, e logico: esso corrisponderebbe a tutte le manifestazioni papali a proposito del reame di Napoli. Alla morte del Cattolico Leone voleva che la Chiesa rientrasse in tutti i suoi diritti su quel reame per poterne disporre secondo i suoi interessi, o con l’acquiescenza tanto della Francia quanto della Spagna, o coli’ aiuto dell’una contro l’altra; e, per quel che riguardava la Spagna, se Massimiliano avesse pretesa pel nipote Carlo, presunto erede della corona di Spagna, anche la nuova investitura per Napoli, egli, con l’aiuto della parentela spagnuola designata per Lorenzo, avrebbe suscitato l’infante, che era il figlio di Federigo d’Aragona, e che sul reame aveva, più d’altri, diritto. Il senso delle parole «habiamo il regno di