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Documenti circa la politica di Leone X 205

Leone amava bensì i suoi; ma non aveva nè la grande immaginazione nè la grande passione, che lo avrebbero potuto spingere alla creazione d’una grande dinastia papale. E di più: perchè ciò potesse avvenire, al tempo di Leone, sarebbero state necessarie in un papa, oltre dette due qualità, anche buona dose d’impreveggenza. La politica dinastica del papato, non era agli inizi: ma datava da mezzo secolo, e non aveva raccolti che disastri. Ad essa, anche un uomo più passionato, più immaginoso, più intraprendente, e meno previdente di Leone non avrebbe potuto mirare con fiducia od illusione, come Sisto IV ed Alessandro VI. La misera o tragica fine dei Riario, dei Della Rovere, dei Borgia, di tutti i principi di sangue papale non era là presente, con la più triste freschezza d’esempi, per ammonire Leone, se mai avesse pensato di dare uno scopo principalmente dinastico alla sua politica, sulla sorte che sarebbe toccata al fratello, al nipote, od ai discendenti loro dopo la morte sua?

Ermanno Baumgarten ha, con verità, osservato contro la mia conclusione, che i contemporanei pensarono diversamente, e che videro nella politica di Leone uno scopo essenzialmente nepotista. Esaminate una per una tali testimonianze, io ho provato il difetto loro di contradizione con i fatti ai quali accennano. Ma l’errore nel quale caddero i contemporanei, veniva determinato altresì da cause generali, e per le quali era ad essi difficilissimo vedere altrimenti. Come per Leone, sul quale dovendo in realtà ricadere, per sè o per i suoi, i buoni o i tristi effetti dell’opera sua e dovendo però volgere il pensiero a prevederne le conseguenze, l’esempio della politica dinastica papale dell’ultimo mezzo secolo, doveva essere, come ho notato, causa di freno, seppur avesse avuto naturale tendenza ad imitarlo: il fatto già lungo ed appena per poco interrotto, di quella politica induceva invece nei semplici spettatori la convinzione, che ormai il cercar Stato ai parenti era una