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Documenti circa la politica di Leone X 207

principale della politica di Leone. «Conservavasi adunque Italia in pace», dice egli al principio del capitolo v del libro XIII, «per queste cagioni; benchè nella fine di questo medesimo anno il pontefice tentasse d’occupare la città di Ferrara non con armi manifeste ma con Insidie. Perchè se bene si fosse creduto che per la morte di Lorenzo suo nipote, mancando alla casa sua più presto uomini, che Stati, avesse levato il pensiero dalla occupazione di Ferrara, alla quale aveva prima sempre aspirato; non di meno o stimolato dall’odio conceputo contro a quel duca, o dalla cupidità di pareggiare, o almanco approssimarsi quanto più poteva alla gloria di Giulio, non aveva per la morte del fratello e del nipote rimesso parte alcuna di questo ardore: donde che facilmente si può comprendere, che l’ambizione dei sacerdoti non ha maggior fomento che da sè stessa». E la verità sulla politica di Leone è quella che l’evidenza dei fatti faceva, contro il proprio naturale preconcetto, intravedere allo storico profondo, e che è riassunta nelle ultime sue parole. Il fomento principalissimo della politica di Leone fu infatti sempre «l’ambizione sacerdotale», la conservazione della indipendenza e la potenza temporale della Santa Sede. Al qual fine noi possiamo oggi da lungi vedere chiaramente com’egli si sforzasse, con due mezzi, non escogitati di certo dalla mente sua, ma da lui adoperati con sagacia finissima e costante in una delle epoche più difficili della vita del papato: il primo, che gli veniva indicato dalla tradizione antica e costante della politica papale, e che stava nell’impedimento all’affermazione della preponderanza di qualsiasi Stato in Italia, straniero od italiano; il secondo, frutto della mente di Giulio II, e che consisteva nel consolidamento e nell’ingrandimento dello Stato della Chiesa.

Roma, maggio 1893.

Francesco Nitti.