Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/479

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rassegna bibliografica 473

e sociale, e per ciò appunto uno specchio della umanità1. Le quali verità egli intende dimostrare colla filologia, onde si stabiliscono i caratteri de’ vari fenomeni; colla storia, die ne determina le loro relazioni; e in ultimo colla filosofia, la quale distingue in essi quello che vi abbia di essenziale o d’insignificante, di necessario o di accidentale; e quindi quello che vi si ritrovi di veramente progressivo.

E avendo posto l’Ebreo primo fra que’ popoli egemoniaci, il Bunsen da esso incomincia lo studio della coscenza di Dio fra yli uomini. Le primitive credenze religiose oscuratesi nelle altre genti, negli inizii medesimi de’ tempi storici egli le trova custodite dagli Ebrei: come la creazione, della quale l’uomo non è che l’ultima fase; l’unità del genere umano; la primitiva vita felice; il diluvio e la salvezza, che sono due lati della medesima idea. Ma oltre a queste credenze che corrispondono alla legge generale del mondo morale, gli Ebrei avevano pure un’altra credenza propria, a sè, esclusiva: quella della missione assegnata loro dalla Provvidenza, per l’avveramento del regno di Dio sulla terra. Elevata sino alla indiscutibilità di un articolo di fede, il Bunsen ne nota informate tutte le manifestazioni della loro vita domestica politica e sociale. E sin da quando il patriarca Abramo, primo morale rappresentante del popolo ebreo, emigrava dal proprio paese e passava l’Eufrate in cerca d’una terra, ove Iddio aveva a dar principio al suo popolo eletto; sin d’allora Abramo si sentiva forte della fede, che Dio parla all’uomo per lo spirito e la coscenza. E rotta la servitù e le maledizioni attaccate al culto di Moloch, al sacrificio sanguinario dei primogeniti sostituiva nel nuovo popolo la circoncisione: simbolo per il quale giungevasi a una transazione tra i diritti della creatura e quei del Creatore; e si consacravano così i figliuoli a Dio, obbligandosene i parenti a educarli nella osservanza della legge. - Altro morale rappresentante del popolo ebreo è Mosè; uomo politico, più che profeta; il quale si viene a ritrovare in circostanze da poter continuare su larga scala l’opera d’Abramo. Attraversato il deserto, ove, nel corso di quarantanni, ebbe a seppellire tutti quelli - meno due - della

  1. Prefazione, pag. 7.