Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/494

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488 rassegna bibliografica

pure: «Non uccidere un essere vivente; – Non rubare; – Non commettere impurità; - Non mentire»1. E diceva Budda a suoi seguaci, i quali aveva istituiti con gli ordinamenti del monacato cattolico, diceva poco prima di morire: «lo sono al più alto grado della saviezza; senza desiderii, senza udii, e senza egoismo... Possano migliaia d’uomini, vissuti da Santi, risuscitare nel rinnuovamento dei mundi di Brahama»2. Le quali citazioni, se bastano per farci intendere il pensiero onde era animata la riforma buddistica, provano pure che se non ebbe stabilità di pratiche, devesi appunto a che non era basata su un principio metafisico, e neppure aveva un proprio elemento reale. Era intesa, e rimase sempre esclusivamente speculativa, e astenendosi, per istituto, da tutto ciò che avesse relazione con le agitazioni della vita pubblica, non giunse mai, com’era necessario, a provocare una rivoluzione, che le sgomberasse la via delle pratiche e regolamenti e leggi braminiche. Rimase oziosamente speculativa, incerta, tentennante in contradizione collo scopo medesimo, che di necessità il suo autore non poteva non averle almeno sottinteso. E se pure fa un passo nella via della moralità, per quello che si riferisca a determinare, nella successione storica, la coscenza di Dio presso quel popolo, il Bunsen ne scrive:

«Non essere (il Buddismo) se non una sosta dell’umanità, una tregua benefica dopo il regno oppressivo de’ brahamani, e quello di un naturalismo selvaggio: la sosta di un viaggiatore stanco, infastidito, che disperi del diritto e della verità, e più specialmente ancora della sociale giustizia. E nell’armonia dell’ordine universale, il buddismo non appare altrimenti che una pozione calmante, una dose d’oppio, con cui si procura un po’ di riposo tranquillo alle razze abbattute e scoraggite dell’Asia»3.

Bartolommeo Aquarone.          


(Continua)


  1. Pag. 166.
  2. Pag. 170.
  3. Pag. 182.