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Pagina:Archivio storico italiano, VIII, 4, 1858.djvu/80

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80 storia



A.


Fra le congiure celebri di quest’età è quella di Tommaso Campanella, come tutti sanno. Trattandosi di cosa intorno a cui varie corrono le sentenze degli storici, non vogliamo qui passarci dal riferire quella dell’autore.

«Tommaso Campanella, fervido e vigoroso intelletto, uomo dottissimo ed operosissimo, conobbe i tempi, conobbe l’universale scontentezza, e propose di mettere in effetto le sue dottrine politiche, prevalendosi di una sommossa calabrese, a scuotere il giogo della dominazione spagnuola. Ed a preparare il terreno fra la moltitudine, che lascia sempre illudersi dalle cose insolite e dalle speciose promesse, spargeva che per i moti degli astri egli si era accorto che grandi mutamenti di stati, specialmente nel regno di Napoli e nella Calabria, avvenir dovevano al principio del nuovo secolo. Molli altri frati, molti signori, moltissimi popolani venivano ad intelligenza col Campanella, e, congiuratisi, cominciarono a meditare i mezzi di effettuare il gran disegno. Tra i frati che col Campanella aveano pratica, era Dionigi Ponzio da Nicastro, a cui fu data commissione di muovere alla sedizione Catanzaro e le contigue terre. Nè pochi ivi il seguirono, i quali presi alle sue parole, si mostrarono assai propensi a gittarsi ne’ fatti. Gli altri congiurati più notabili e di molto seguito furono, tra i religiosi, il padre Gio. Battista da Pizzoni, il padre Pietro da Stilo, ed il padre Domenico Petroli da Stigliano. E frati agostiniani, domenicani, francescani, più che trecento, eran con loro. Con loro erano i Vescovi di Oppido, di Nicastro, di Gerace, di Mileto; con loro molti baroni napolitani e provinciali, e nobili cittadini, ed uomini dottissimi, fra i quali basti nominare il cosentino Antonio Serra. Con loro moltissime città, come Stilo, Catanzaro, Cosenza, Reggio, Squillace, Nicastro, Tropea, Cassano, Castrovillari, Terranova, Cotrone, Satriano. E più che duemila banditi eran pronti ad ajutar l’opera che si andava maturando. Tutto insomma era presto in Calabria ad una grande rivoluzione, la quale doveva produrre conseguenze assai gravi e straordinarie.

«Aggiungasi ancora, che la rivoluzione delle Fiandre, per cui quella parte nobilissima di Europa si era testè sottratta alla monarchia spagnuola dopo tanti gloriosi sforzi, spingeva le altre membra della medesima ad imitarne l’esempio (1600). Ha quando il general tumulto era già presso allo scoppio, due consapevoli, Fabio di Lauro, e Gio. Battista Biblia da Catanzaro, vomitarono ogni cosa a Luigi Xarava avvocato fiscale in Catanzaro; il quale immannente ne diede ragguaglio al vicerè. Questi, facendo sembiante di non saperne, spedì in Calabria con assoluta plenipotenza Carlo Spinelli. Tutto ad un tempo, in una notte, ad un gran numero di compromessi misero le mani addosso i soldati spagnuoli, e li menaron presi. Altri moltissimi, avuto sentore del tradimento, s’erano già nascosi o fuggiti con quella più celerità che potettero. Fra gli arrestati di maggior nome si contarono Maurizio di Rainaldo, Dionigi Ponzio, e Tommaso Campanella. Questo frate era fuggito alla marina per trovar modo d’imbarcarsi, ma fu colto in una capanna per opera del principe di Roccella, a cui un villano aveva denunziato il nascondiglio. Il Rainaldo, ed il Ponzio, esaminali a crudelissima tortura, confessarono tra gli