Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/105

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i porti della maremma senese 101

proximi a venire sieno tenuti e debbano con effetto avere facto aconciare et armare tutte le mura di Talamone, quanto è di bisogno, di ventose, bertesche, scale, correnti e ponti bisognevoli, di palchi e tetti opportuni alle torricelle, et anco ogni altro rafforzamento necessario alla difesa della detta terra; sotto pena di cento fiorini d’oro in caso che per loro non si mandassero le predette cose ad execuzione. Et acciocchè per loro non si possa allegare alcuna scusa,. ch’e’ nostri magnifici Signori lo’ debbino fare consegnare della pecunia del Comune di Siena per infino a la quantità di fiorini cento d’oro per lo detto acconcime da farsi, come detto è»1. Queste proposte, vinte dapprima nel Consiglio del Popolo, furono altresì approvate in quello della Campana il dì 23 gennaio seguente; e la guardia di Talamone fu concessa a dieci cittadini che aveano anche l’obbligo di fare i lavori raccomandati dalla predetta balìa. Ma tra essi nacquero dissensioni, e di dieci rimasero cinque: quindi nuovi provvedimenti, imperciocchè il porto «era male guardato e stava a grandissimo pericolo, e maximameute per la grande quantità delle mercanzie che vi erano dentro, le quagli stavano a rischio e pericolo del Comune di Siena, però che erano assicurate per lo detto Comune a’ Catelani»2.

Nel maggio del 1416 nuovi ordinamenti si fecero per la guardia e conservazione dì Talamone e d’Orbetello, di recente occupato dalla repubblica. Una balìa di tre cittadini fu preposta al governo di quelle terre; ed ebbe la facoltà di spendere, solamente per Talamone, fino a duemila seicento e quaranta fiorini ogni anno di tremila che generalmente vi si spendevano. Quasi la terza parte di quella somma era dovuta, come assegno, ai terrazzani di Talamone, ridotti al numero di quarantaquattro; ciascuno dei quali percipeva cinque lire e dieci soldi ogni

  1. Consiglio della Campana, Delib., n. 210, c. 73.
  2. Ivi, c. 77 t.