Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/158

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154 rassegna bibliografica

guerra contro gli Spagnuoli; nel 1637, dopo la vittoriosa fazione di Monbaldone, colto da violenta colica e poi da febbre maligna morì. Come il padre, comandò gli eserciti, li spronò coll’esempio, ugualmente intrepido nei pericoli e fermo nelle avversità. Salì al trono in momenti disastrosi, ricuperò le Provincie perdute, le accrebbe al prezzo detto or ora. Richelieu, parco lodatore, scrisse di lui: «Aveva la vera liberalità conveniente a buon principe, cioè quella cui possono portare le sue finanze, senza ricorrere all’uopo di angariare i sudditi per mantenere un fasto insolente. E si può dire di lui che fu buon padrone, marito e padre non meno che buon principe verso i suoi popoli, di cui amava il sollievo quanto l’antecessore suo l’avea dispregiato». Lasciava due figli maschi in piccola età e tre figlie, avute dal suo matrimonio colla duchessa Cristina di Francia, figliuola di Enrico IV, e nota col nome di Madama Reale; gli sopravvivevano due fratelli, il cardinal Maurizio e il principe Tommaso, l’uno e l’altro aderenti a Spagna, e che a quei dì stavano fuori dello Stato, Maurizio in corte di Roma, Tommaso nelle Fiandre.

La violenza e i rapidi progressi del morbo impedirono a Vittorio Amedeo I di far testamento; il confessore lo interrogò «se persisteva nella intenzione altre volte espressa di rimettere alla Duchessa le cure dei figliuoli e dello Stato. Gli astanti vollero udire che egli dicesse un sì; ma era piuttosto un sospiro che una risposta. Se ne prese motivo per compilare un testamento soscritto da nove dei principali della Corte». Così scrivea l’ambasciatore di Francia. Di qui la guerra civile. La Reggenza dello Stato e la tutela de’ principi ereditari furono a Madama Reale disputate dai due cognati, mossi non solo da bramosia di potere (che pur tuttavia non è sempre condannabile), ma da alte ragioni politiche e nazionali. Sospettavasi che la Duchessa, di sangue francese, fosse per darsi in balìa del re suo fratello, e ne andasse di mezzo la indipendenza e l’essere del Piemonte. Veramente il cardinale di Richelieu, abbandonata la politica di Francesco I, più non mirava a conquistare lo Stato di Casa Savoia; sì il voleva ligio e retto a suo talento e secondo gl’interessi di Francia; laonde pretendeva le fortezze come titolo di malleveria e non solo volea esclusi della partecipazione al governo Mau-