Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/161

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rassegna bibliografica 157

fieramente il capo, e raccogliendosi nelle membra pompeggia e morde il freno spumoso. La figura del cavaliere e quella d’uomo educato alle armi, la risolutezza par che si accosti all’audacia; piglio franco, fronte eretta e superba; dall’occhio ardente fulmina il comando, la destra accenna al campo di battaglia: quel gesto indica quale posto egli vi occuperà. L’arrivo di Tommaso fu il segnale di guerra: i popoli odiavano Madama Reale in odio dei Francesi, ne detestavano la debolezza, le prodigalità, gli amori noti; per lei vedevano imminente il giorno in cui sarebbe perita la nazionalità loro, infranto il vecchio trono di Savoia. Plaudivano ai principi come a salvatori, unici e veri rampolli di Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I, le città insorgevano gridando: «Non vogliamo nè Francesi nè Spagnuoli».

Furono anni di dolore, di tristi vicende, di poche virtù. «In verità (scrive il Ricotti) più brutto spettacolo non si allacciò mai alla memoria di storico, amante della patria sua. La suprema potestà disputata coi titoli ugualmente validi, le armi esteriori aggiunte alle interne, i tradimenti alle ostilità aperte, i più parteggiare secondo l’utile o la passione, l’occasione o la violenza, soprapponendo al bene comune il trionfo della fazione, e mentre questi si destreggiano fra l’uno e l’altro e mutando luogo si ingannano tutti, e quelli si combattono in cieche pugne senza risultati, e ciascuna terra muta a volta a volta bandiera, padroni ed oppressori, tutto il paese distruggersi da soldatesche straniere che qua ed oggi hanno nome di amiche, colà e domani l’avranno di avverse».

Le memorie di quegli anni ci pervennero infoscate dalle passioni, testimonianze contraddicenti e contemporanee ci traggono in diverse sentenze; niuno e nulla vi è risparmiato: nè pudor di donna, nè carità di congiunti, nè lealtà d’intendimenti; le lingue e le penne dei Principisti e dei Madamisti non ebbero ritegno; rassomigliarono a certe gazzette di oggidì. Non sia maraviglia; la rivoluzione, quando è scatenata, nulla rispetta; e chi ne agita gli incendi e danza a quegli splendori infausti, inconscio mentisce, ama ingannare altrui, e travede e finisce ingannando sè stesso. Non mi propongo di dare un estratto della guerra civile piemontese, nè della Reggenza di Madama Reale dopo rappacificatasi coi