Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/332

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38 delle antiche relazioni ec.

vicini dopo l’espugnazione di Adria, dell’amore de’ Dalmati e della sottomissione dei Croati, levavano a cielo questo ottimo doge, il quale per le glorie acquistate non levavasi a pericolosa superbia.

Ma pur non potè campare dalle insidie della fazione capitanata dai Flabenigo, e perchè rifiutavasi a confermare nel vescovado d’Olivolo un giovinetto di diciotto anni della casa Gradenigo, la città si levò a remore: Ottone fu preso, e rasagli la barba fa relegato a Costantinopoli. La stessa fine ebbe Domenico Centranigo suo successore, e l’ambasceria mandata a Costantinopoli a richiamare Ottone lo trovava già morto. Frattanto durando l’incertezza e il contrastare delle parti, Domenico Orseolo assunse il nome di doge. Ma esercitatane l’autorità per un solo giorno, fu assalito dal popolo e confinato a Ravenna.

Ed ivi passava quetamente il resto di sua vita, ed ivi circa il 1032 con lui pare si spengesse la gloriosa schiatta degli Orseoli, il cui nome, finché dura quel di Venezia, non può venir manco nella memoria dei posteri.