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rassegna bibliografica 135

Enrico VII re dei Romani. Alla multe di Federico il Bello, furono eredi del ducato e di Pordenone, nel 1331, Ottone ed Alberto. Essi dello statuto di Pordenone mutarono ciò che riguardava l’omicidio, fermando in pena la morte, tranne il caso che il reo si accordasse cogli amici dell’ucciso. E allora dovesse pagare cento libre ai duchi, venticinque al comune. Anche Leopoldo d’Austria, nel 1345, confermò agli abitanti i loro diritti. Ma quando la casa boemo-lussemburghese, con Carlo IV, salì il trono germanico, i duchi d’Austria, come s’impara da una conferma del 1348, non furono privati del dominio di Pordenone. Anzi, mentre il patriarcato di Aquileia volgeva alla decadenza, non dubitarono, sia tacitamente, sia in palese, permettere di che nel 1352 il capitano di Pordenone ne disertasse i confini, spogliandone i sudditi, rubando armenti e non perdonando a minacce e a violenze. Solo spesso tra il patriarca e il duca era tregua da osservarsi per qualche mese. Morto Alberto II, l’imperatore Carlo IV ne investi del ducato d’Austria e del dominio di Pordenone i quattro figli nel 1360. Era primogenito Rodolfo IV l’ingegnoso o il fondatore, quel desso che aggiunse agli altri dominii austriaci il Tirolo, per uno dei frequenti patti di eredità che avevano in mira la vendita sleale dei popoli, consentita da certo diritto che oggi appena volge al tramonto. Ma Rodolfo non si tenne sicuro nei suoi dominii prima che l’imperatore non gli rinunziasse in eredità le terre d’Austria, Stiria, Carinzia, Carniola, Marca e Pordenone su le quali pretendeva una supremazia feudale. E il patto chiesto con le armi alla mano, fu solennemente sancito, il 5 settembre 1360, negli accampamenti presso Esslingen1. Rodolfo IV, a compiere i suoi progetti, versava, come dissi in sul principio, in grande necessità di denari, ed oltre aver impegnato Pordenone avarie riprese, cedeva ai privati taluni diritti. E forse per la ragione di queste continue distrette, succeduto a Rodolfo IV Alberto III, l’imperatore non abbandonò il diritto di rinnovare a lui e al fratello Leopoldo le antiche possessioni della loro casa. La guerra fervente allora nel Friuli costrinse non solamente il duca nel 1368, ma sì i conti di Prata nel 1374

  1. Pag. 62, Doc. LXXII.