Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/476

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182 di una sconfitta nel vicentino ec.

a’ Veneti l’onore della sacra e della civile eloquenza, ne’ predicatori delle leghe politiche e delle paci, nella facondia senatoria e forense della repubblica, ne’ sermoni di parecchi predicatori dal secol passato a’ di nostri insino al Bricito e a Giuseppe Barbieri: ai quali, pur detraendo delle lodi concesse, rimane tanto che le altre parti d’Italia niente possono contrapporre di meglio. Ferrara è l’anello tra le due genti; Ferrara che ha pure una scuola d’arte, e scuola elegante; Ferrara che diede un fiume di facondia poetica nell’Ariosto, e cascatelle di prosa nel Bartoli, e l’unico oratore italiano, padovano d’origine, frate Girolamo Savonarola.

All’occhio acuto di Lei non sfuggì la parola genti crude al dovere; una di quelle tante nelle quali il Poeta, abbominatore de’ lazzi sorbi; non si dimostra per verità dolce fico. Egli potrebbe rispondere che la sua pietate acerba deve a noi sentire d’amaro, la sua parola brusca essere a molti sapore di forte agrume: e bisogna scusarlo, e compiangerlo che il sale del pane altrui gli amareggiasse la bocca. Genti crude al dovere è dichiarato dalla gente acerba a conversione e da colui che giace dispettoso e torto Sì che la pioggia non par che ’l maturi. Per pioggia di fuoco non maturano le anime degli empi superbi; ma anco l’acqua piovana continua converte in bozzacchioni le susine, e fa che si perdano i fiori dell’umano volere. Rammento d’Ovidio Jam matura viro jam plenis nubilis annis: in altro senso, Manto indovina è da Dante chiamata vergine cruda: ma Orazio con immagine simile all’ovidiana tolle cupidinem Immitis uvae; mox tibi lividos Distinguet autumnus racemos Purpureo varius colore. Altrove Orazio ha la stessa parola di Dante, in altra accezione che le mamme acerbe e crude dell’italiano Poeta: Quae velut latis equa trima campis, Ludit exsultim metuitque tangi, Nuptiarum expers et adhuc protervo Cruda marito. Questo mi rammenta lo strano Regalmente proterva della donna beata e bella dall’angelica voce e dalla favella soave; e la più strana immagine ancora, dell’Italia assomigliata a cavalla, a cui l’imperatore Giustiniano aveva indarno racconciato il freno, e la gente che dovrebbe esser devota non lascia Cesare seder sulla sella; l’Italia, fiera fatta fella per non esser corretta, dagli sproni indomita e selvaggia