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58 delle antiche relazioni

dei Greci, costui aperse ad un tratto quella di Vico Leproso, e poi rimase morto sotto ad un trave o fu levato di mezzo dai barbari per non pagargli il prezzo promesso.

È verosimile che i Longobardi signori di Ravenna promettessero mite e provvido governo ai Ravennati che tante volte aveano mostrato quanto fossero stanchi della avara e crudele signoria de’ Greci: nondimeno, dopo che all’antico diritto romano fu surrogato il guildrigildo longobardo, rimpiangevasi il governo bizantino, che malgrado i suoi trascorsi almeno vantavasi di tenere per inapprezzabile il capo e l’onore di un cittadino romano.

Ma invece istituito il guildrigildo, nel combattimento giudiziario per causa civile si poteva incontrare la morte, rimase abolita la cittadinanza romana, i magistrati romani furono cacciati per far luogo agli Scabini, agli Sculdasci e ad altri uficiali longobardi severi esecutori di leggi spietate. Della cacciata de’ magistrati romani e della venuta di quelli longobardi non si può dubitare, leggendosi in una lettera che papa Gregorio II scrive all’imperatore nel 726: Longobardi et Sarmatae cacterique qui ad Septentrionem habitant miseram Decapolim incursionibus infestarunt, ipsamque Metropolim Ravennam occuparunt et eiectis magistratibus tuis proprios constituere magistratas. Et haec aggiunge, ob imprudentiam ac stultitiam sustinuisti, attribuendo questi mali all’odio sorto contro a lui per le uccisioni e per juvenilia pueritiaque facta di cui il furore dell’eresia lo avea fatto capace1.

[I Veneziani accolgono l'esarca.]

Intanto l’esarca era fuggito a Venezia, la quale, sebbene avesse stretto trattato di amicizia coi Longobardi2, e si fosse rifiutata ad aiutare l’imperatore contro al pontefice, pe’ gravi interessi che avea in levante, non potea dimenticare l’antica alleanza.

Pur sembra che il doge Orso temendo di mancare di fede al pontefice e di nimicarsi gli Italiani col prestare aiuto all’imperatore iconoclasta, esitasse a soccorrere l’esarca; ma ricevutolo con grande onore, lo trattenesse amichevolmente sinchè non giunsero i messi di papa Gregorio con una lettera scritta in sulla fine del 726 o ne’ primi giorni del 727.


  1. Troya, Codice Diplomati n Longobardo, N.° cccclix.
  2. Troya, Codice Diplomati n Longobardo, N.° ccccxii.