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duchessa di milano 67

Insomma in quello spreco inutile di danaro, si numerarono, oltre la comitiva di tutti quei nobili che servivano alla tirannide, due mila cavalli, duecento muli, cinquecento coppie di cani e persino un numero istraordinario di falconi e sparvieri, che tutti si fecero valicare l’Appennino.

Ma a fronte di tanto lusso e di tanta magnificenza, il duca di Milano rimaneva poi colà impassibile spettatore della lotta impegnatasi presso la Riccardina, quasi degenere del padre e dell’avo, ai quali solo un colpo d’archibugio avrebbe impresso tosto movimento ed azione.

Come nell’andata, così nel ritorno i governi de’ paesi per cui transitava la ducal coppia, gareggiarono nell’onoraria. A Lucca, Bona ebbe dalla Repubblica due chinee bianche e dieci mila ducati: a Genova (non ostante il disprezzo mostrato a quella repubblica da Galeazzo, che alle feste apparecchiate per riceverlo, affettò di dar un’aria di ridicolo, presentandosi con abito dimesso, e chiudendosi in castello, dove, dopo tre giorni, se n’andò come fuggitivo senz’annunziarlo) s’ebbe molti drappi di seta con alcuni apparati di camera.

Giunta a Milano, la duchessa sgravavasi il 5 aprile 1472 di un altro parto, ma questa volta era di femmina, che dal nome dell’ava chiamossi Bianca Maria1. Nel maggio del successivo anno Galeazzo infermossi piùttosto gravemente di vaiuolo, al punto che stimò di dover disporre delle cose sue, lasciando fra i tutori della prole Cicco Simonetta, che ebbe poi la prima parte nella breve reggenza di Bona, «homo, chiamato dal Corio, non solamente noto de lo imperio milanese, ma anche tra tutti li latini et externi»2.

  1. Questa sposò Massimiliano I imperatore, con mira del Moro di agevolarsi la strada al ducato. Oltre gli accennati figli, da Bona ebbe ancora Galeazzo, Alessandro, Anna, che nel 1491 sposò Alfonso d’Este, Carlo che tolse Bianca figlia di Angelo Simonetta, Clara unitasi al conte Pietro Del Verme. Non mancarono al duca i figli naturali: il Litta ne novera tre.
  2. Luogo citato.