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200 delle feste e dei giuochi

Il Doge, appena eletto, indossava gli abiti distintivi dell’alto ufficio; ed inchinato da’ magistrati, sedeva accanto al trono, il cui seggio, che lungo l’interregno era volto colle spallo al pubblico, venia ripristinato nella sua normale collocazione. Recavasi quindi alle proprie stanze, e cogli omaggi del clero vi riceveva i complimenti delle dame. La sera gran veglia e visita officiale de/Collegi, con isfarzo d’ogni maniera delicatezze e rinfreschi; che quegli che più largo spendeva e più veniva magnificato1.

L’eletto medesimo proponeva quindi il tempo in cui gli piaceva di compiere alla cerimonia dell’incoronazione; poscia un decreto de’ Collegi determinavalo in modo officiale. Ma in progresso fu introdotta l’usanza di ritardarla anche di qualche mese, allo scopo di renderla sempre più splendida , e d’avere maggior campo all’opera de’ ricchi presenti che doveano decorarla. Fra i quali teneano il primo luogo certe macchine, o trionfi (che appunto con quest’ultimo nome venivano appellate), assai bene architettate, e composte di marmi, di bronzi, di porcellane, di maioliche, con rappresentazioni allusive in ispecie alle virtù del Principe, cui erano offerte in segno di animo esultante da parenti ed amici. Adoperavansi inoltre in queste macchine gli artisti più eletti; e le loro composizioni adornavansi con gusto veramente squisito di ghirlande, festoni e mazzi di fiori e d’erbe artificiali sopra modo vaghi e finissimi ap-

    patrizio. Inoltre si oppose virilmente all’intero Senato, allorchè questi tentò erigere nella Cattedrale un baldacchino pel Doge nel luogo digniore del presbiterio. Finalmente rinunziò alla dignità, e si ritrasse a vivere in Roma (Ved. Semeria, Secoli cristiani della Liguria, vol. I, p. 264).

    Leggo poi ne’ Cerimoniali (vol. II, car. 243), che nella incoronazione sopra detta, l’Abate di Santa Caterina «si astenne dal fare al Duce la solita esortatione al buon governo», perchè «il Cardinale arcivescovo lo haveva intimorito con dirli che stasse avvertito a non far cosa che eccedesse le sua facultà e privileggi, perchè il tutto sarebbe poi stato ventilato molto bene in Roma».

  1. Alcuni importanti particolari attinenti al cerimoniale secondo cui ultimi tempi si procedeva all’elezione del Doge, possono leggersi nella Istruzione ecc. del Ratti e nell’opera del ch. Banchero, Genova e le due riviere, p. 330.