Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/460

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454 rassegna bibliografica

scommesse se si fosse verificato che l’imperatore, che si diceva morto, vivesse tuttora1. Nulladimeno, che Federigo morisse il 12 dicembre 1230 (forse nella notte venendo il 13), parrebbe doversi credere addirittura, poichè l’ebbe, per lettere e per corrieri spediti apposta dai prelati pugliesi, il Cardinale ili S. Giorgio in Velo d’oro (Capocci), che alla sua volta ne scrisse la buona novella ai Bolognesi2. E certamente questi prelati e quel cardinale, allora legato delle Marche, erano in caso di potere e di voler conoscere la verità di un fatto simile, per loro di gravissima importanza. La massima parte de’ cronisti riferisce quella morte al 13; e siffatta data parve la più probabile anche al Muratori negli Annali. Ora, poichè lo Spinello pone anch’esso il giorno di S. Lucia, è inutile dire che il Bernhardi si schiera tosto fra i nemici di quella data; anzi, avendo per massima che i Diurnali non son genuini, dice caduta la principale testimonianza di quella. Del cardinal Capocci se ne sbriga dichiarando che aveva inesatte notizie; modo facile assai di negare fede a qualsiasi documento. Naturalmente, il tedesco fa suo principale appoggio il testamento dell’imperatore, accogliendo delle varie lezioni che si hanno della sua data, quella del 17 Dicembre; la quale ammessa, non può certo credersi che il testatore fosse passato il dì 133. Il nostro napoletano, come è egualmente naturalissimo, accetta la battaglia, e non solo vuol sostenere collo Spinello che Federigo cessava il dì di S. Lucia, ma vuole di più che il testamento, di cui vanno attorno più copie manoscritte, benchè non autentiche, e che è inserto in croniche e in moltissimi libri di storia, sia falso, e che in fine Federigo non facesse testamento nessuno. E qui ci

  1. Note al Roncioni, Stor. Pis., I, 523, in Arch. Stor. Ital.
  2. Savioli, Ann. Bologn. III, II, 274.
  3. Queste discussioni, di cui altri giudicherà la reale importanza, non sono nuove. La necessità di conciliare la data del testamento, che nelle diverse trascrizioni ha incerta la numerazione del giorno, ma concorda nel segnare un sabato del mese di dicembre 1250, era già stata avvertita dal Mansi nelle note al Rainaldo: esso credeva che si dovesse leggere nel testamento il 10 dicembre, che era appunto un sabato. Il Dal Borgo, tenendo per genuina data del testamento il 17 Dicembro, fu il primo che sostenne doversi posticipare di qualche dì la morte dell’imperatore. Diss. Stor. Pisana, I, 272.