Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/558

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552 annunzi bibliografici

ottonaio, il privilegio per dieci anni, con pene severissime ai contraffattori, di stampare musica con caratteri mobili secondo il modo da essi inventato. È poi curiosa la lettera di Filippo Giunti lei 26 settembre 1596, che scrivendo al segretario del granduca si lamenta perchè tra la fame e l’indice vada a terra all’atto il mestiere dello stampatore.

G.


Pel giorno xxiv giugno 1871 in Firenze, Mariano Cellini, dalla Galileiana.


È un opuscoletto di 28 pagine in 16mo. Il Cellini, presidente della Commissione per la festa centenaria in onore del Cennini, e uno de’ promotori, ha voluto, con delicato pensiero, rammemorare le benemerenze di Giovan Pietro Vieusseux; e lo ha fatto in maniera che ogni parola rivela venerazione e amore che nell’animo suo il tempo, anzichè indebolire, rafforza.

G.



Annali delle cose del Genovesi, di Iacopo Bonfadio volgarizzati da Bartolomeo Paschetti aggiuntavi la traduzione della Miloniana, le lettere e le poesie volgari con nuovi documenti per cura del cav. L. T. Belgrano, Segretario generale della Società Ligure di Storia Patria. - In 8vo di pag. xvi - 394; Genova, presso Vincenzo Canepa, editore; coi tipi di Ferrando, 1871.


Gli Annali Genovesi che Iacopo Bonfadio scrisse per commissione della repubblica con tanta libertà che da taluno si congettura fosse cagione della sua fine miserissima, sono tenuti in molto pregio come opera d’arte storica e come racconto fedele delle cose succedute dal 1528 al febbraio del 1550. E che della sincerità non abbia a dubitarsi, ora che tanto esige la critica, n’è prova questo che ripubblicandoli il nostro cav. L. T. Belgrano, tanto istruite nelle cose della sua natale città, v’ha trovato da far poche e brevi note. Avremmo, per verità, desiderato che venissero ristampati in latino come gli scrisse l’autore. Ma se ne volle forse fare un’edizione che andasse più facilmente nelle mani di tutti ora che il latino non è più come una volta tanto familiare. La traduzione del Paschetti è stimata; e le poche interpolazioni che vi fece il traduttore per lodare la famiglia Cibo, sono state saviamente messe da sè in fondo. Le lettere dettate con disinvoltura maggiore che non usassero gli