Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/95

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fra venezia e ravenna 91

Con maggiore sicurezza afferma il fatto, e con più minuti particolari lo ricorda Serafino Pasolini, il quale, sebbene non usasse diligente cura nell’appurare le cose e le mettesse in carta così come le veniva raccogliendo da ogni fatta di libri o le udiva dalle credule genti1, fu nondimeno diligentissimo raccoglitore delle tradizioni e delle memorie del suo ordine, molte delle quali ricavò da scritture antichissime del monastero di Porto che ad ogni altro erano ignote. E le sue parole sono queste:

«Quest’anno (1205) fu molto celebre e glorioso, per la magnifica pompa e singolar concorso alla solennità della Domenica in Albis, perchè, fatto Alberto arcivescovo di Ravenna, condottiero dell’armata veneta contro ai Saraceni, videsi il Porto della città tutto ripieno di navi e vascelli di soldati e capitani, con l’assistenza di valorosi generali, li quali tutti seguendo il loro duce Alberto, con militare sì, ma divoto applauso vennero a presentare, a nome della serenissima Repubblica veneta, una ricca città d’argento, rappresentante la medesima città di Venezia, per la gratia ricevuta dalla Vergine greca d’haverla liberata da un pericolosissimo male nascente che serpeggiando per quella regia città faceva danni straordinarii. Il che seguito, Alberto esortò tutta la militia e popolo ad una divotissima processione che, mentre si prostendeva, non udivasi che implorare l’aiuto di Maria: questa terminata, e benedetta l’armata con la Vergine, l’arcivescovo con la più cospicua nobiltà d’Italia incamminossi verso levante come dalla nostra Relatione».

E poiché qui abbiamo fatta menzione del monastero di Porto, ci pare che non sia da tacere come al Beato Pietro degli Onesti fondatore di quel sodalizio, succedesse nel Priorato un Giovanni Decabono veneziano, il quale in una pergamena del 21 dicembre 1142 ricorda

  1. Mordani, Uomini illustri della città di Ravenna.