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del nome « napoleone » 95

fermato sulla soglia. Che questi invece che alessandrino sia romano per altri, non è cosa che io voglia opporre: la pretesa romanità, per quanto accolta dai Martirologi ufficiali dei Pontefici1, è di origine spuria, e fu negata ben a ragione dai Bollandisti2. Ma il bello si è che il santo non ebbe a diventare Napollone so non per effetto del desiderio di trovare ai Napoleonidi un patrono celeste: fino allora esso non era mai stato altro che Neopolis o Neopolus3.

Nell’Italia stessa di Napoleoni non ci fu mai grande abbondanza. Fatta quest’avvertenza generale, sulle vicende tarde è inutile che ci si soffermi, e giova che si risalga d’un tratto al secolo XIII, che ci mostra il nome già propagato, e meno infrequente forse che non accada di vederlo poi.

Nei territori settentrionali, oltre ai Torriani, di cui s’è detto innanzi, mi si presenta «comes Napolionus de Crema», menzionato al 12774, e il genovese «Napuleonus de Vultabio», tra i consoli «de placitis» nel 1249, inviato con altri a Papa Urbano nel 12635. Scendendo più giù, trovo un «Napuliono de Laerdo» faentino, che fu tra i rappresentanti convenuti a Brescia nel dicembre del 1235 per la rinnovazione della Lega lombarda6. La Toscana mi dà nel 1265 un Napoleone Orlandi, mercatante sanese che presta danaro a Carlo d’Angiò e al quale il re concede la libertà di girare per i suoi dominii7; e, personaggio ben più cospicuo, Napoleone de’ visconti di Campiglia, citato nel 1244 da Federico II a comparire dinanzi alla sua corte8: non punto improbabilmente.

  1. Ho sotto gii occhi il Martyrologium Romanum nell’edizione del 1749, che ripete, con accrescimenti, una serie di edizioni anteriori.
  2. Acta Sanctorum, Maggio, I, 180.
  3. Per che motivo e su qual fondamento, oltre al mutamento di nome, si sia costretto il martire a mutar anche di posto nell’anno, togliendolo al suo solito 2 di maggio, non so dire, e non son stato a cercare.
  4. Ann. Placent. Gibell.: Pertz, SS., XVIII, 565.
  5. Ann. Jan.: Pertz, t. cit., p. 226 e 245.
  6. Huillard-Bréholles, Hist. diplom. Frider. Sec., IV, 796.
  7. Minieri Riccio, Saggio di Codice Diplomatico formato sulle antiche scritture dell Archivio di Stato di Napoli, I, 37. Il Minieri Riccio (V. gl’indici) prende il «Nepolioni», «Nepoleoni» datoci dalla confessione di debito e dal salvocondotto in mezzo ad altri nomi, siccome cognome, o, se si vuole, come designazione della paternità. A torto, secondo me, per più di un indizio. Nè so dubitare che nella prima carta non sia da leggere «Orlandi» in luogo di «Sclandi». Un salvocondotto generale ai guelfi di Siena era stato concesso da Carlo sei giorni prima (Del Giudice, Cod. diplom,. del Regno di Carlo d’Angiò, I, 32).
  8. Huillard-Brèholles, Op. cit, VI, 234.