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408 | rassegna bibliografica |
ordine di ricerche. Questo proposito scientifico gli apre anche la via a risolvere uno dei problemi più difficili per uno scrittore d’una storia generale; il fare cioè un libro di lettura e di scienza ad un tempo; esporre la storia ed attenersi alle fonti. Questo a cui non è riuscito né il Neander, né il Gieseler, né l’Hase, è invece un pregio singolare del libro del M. che è bensì una trattazione scientifica, ma di tal natura da riuscire una lettura facile e gradita a ciascuno. Non vi son riprodotte le fonti, come nell’opera del Gieseler, ma l’A. vi si attiene strettamente sempre, con una scelta accorta e sapiente, ponendo in luce tra i fatti i più decisivi e caratteristici, e in seconda linea i meno rilevanti e significativi, con una sobrietà altamente scientifica, e senza l’ingombro bibliografico e letterario, troppo consueto nelle opere tedesche di simil natura. Lo spirito che informa tutta l’opera non è di questa o quella confessione religiosa, non tradisce questa o quella fra le scuole teologiche che tuttora vivono in Germania, ma è schiettamente indipendente e scientifico. Il giudizio quindi che egli dà sulle varie correnti da cui risulta la vita della Chiesa nella sua più antica storia e che colla loro varia azione le dettero forza e vitalità, è largo e comprensivo, non circoscritto in quelle vedute talora troppo unilaterali che prevalgono nella maggior parte degli storici anche oggi.
Faremo tuttavia alcune poche osservazioni per quel che concerne il più antico periodo del Cristianesimo. Qualunque opinione si abbia sulla provenienza degli Esseni, e si voglia col Baur, collo Zeller e ora col Lucius e collo Schürer ammetterne i contatti coli’ Ellenismo, coll’Hilgenfeld e con altri si affermi la loro origine giudaica, tutti i tentativi storici fatti per ricollegare l’Essenismo colla storia della Chiesa hanno condotto a resultati assai incerti, sebbene la possibilità storica di questi rapporti non possa punto escludersi. Non si vede quindi perchè il M. (p. 36) consideri l’Essenismo come appartenente alla storia della Chiesa; né è chiaro il motivo per cui concede tanto spazio alla esposizione dei sistemi gnostici, mentre così brevemente discorre di Simon Mago e del Simonismo (p. 136 s.). All’incontro nella parte che risguarda il giudaismo, sarebbe parso opportuno (p. 35) far più larga parte allo studio della letteratura apocalittica del giudaismo, e ad un esame dei libri sibillini; poiché non par sufflciente quello che se ne dice a p. 121. E quanto all’Apocalissi cristiana, anche a noi come all’Harnack (Theol. Literaturzeitung, n. 26, 1889, p. 646), sembra che non si possa respingere l’ipotesi del Vischer sulla origine giudaica di essa come un tentativo interamente fallito (p. 83). Certo è che all’ipotesi del Vischer, che l’Harnack ha fatto sua, sebbene combattuta molto, hanno aderito molti storici insigni, e ad ogni modo essa ha avuto il merito di aver suscitato, non solo in Germania, ma in Francia