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Pagina:Ardigo - Scritti vari.djvu/34

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28 Scritti vari

«Ma vedi fatalità! mentre il vescovo di Costantinopoli aboliva la confessione — non restò abolita che quella pubblica; e non del tutto e per poco, come abbiamo visto — il vescovo di Roma, ossia papa Leone I, la introduceva nell’anno 459 ma sempre per le ragioni e con i modi sopra indicati — cioè da farsi in pubblico — .»

Questa sì che è grossa! La confessione pubblica istituita in Roma nel 459 da papa Leone I? Si ricordano i lettori le parole che ho citato sopra di Sozomeno, che dicono, che la penitenza pubblica in Roma era osservata fino dai tempi più antichi? Dunque non può averla introdotta S. Leone. Questo papa al più può averla rimessa in vigore. Ma che si dirà a leggere la lettera decretale di S. Leone, appunto del 459, ai vescovi dell’Italia meridionale, che è quella a cui allude il Sig. E. P. e che qui voglio trascrivere, vedendo che dice tutto il contrario? E che, invece di tendere ad introdurre, come è stampato nell’articolo, la confessione pubblica, mira a diminuirne l’uso, e a raccomandare la confessione segreta? Ecco la decretale, che ho preso dagli Annali del Baronio1:

«Abbiamo stabilito di proibire che si reciti pubblicamente la dichiarazione dei peccati fatta in iscritto, mentre basta manifestare ai sacerdoti, per mezzo della confessione segreta, i peccati dei quali uno si trova colpevole. Poichè quantunque debba lodarsi la pienezza della fede in quelli, che non temono di coprirsi di confusione dinanzi agli uomini, temendo essi più Dio, nondimeno, siccome tutti quelli che domandano la penitenza non commisero già i peccati pensando di doverli pubblicare, così è necessario abolire questo sì biasimevole costume per timore, che molti non si privino dei rimedi della penitenza e non se ne ritirino per il rossore o per lo spavento che potrebbero avere di manifestare ai loro nemici azioni, le quali meritano

  1. All’anno 459 § XX. Non mi ricordo con qual numero sia segnata nella raccolta delle lettere di S. Leone.