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34 Scritti vari

che per S. Pietro, quando ancora non era stato istituito il sacramento della penitenza ed ordinata la confessione, non abbia dovuto bastare, per ottenere il perdono dell’aver negato G. C. nella casa di Caifa, il pianto e la contrizione; poichè non dubita, che tale sia anche adesso la virtù della contrizione, che rimetta i peccati, anche prima che siano confessati. Come vedremo più sotto quando parleremo del concilio di Trento.

Quanto poi alla confessione, nella chiesa già stabilita e ordinata, volete sapere come la pensava S. Ambrogio? Leggete i suoi libri della penitenza. Per esempio al capo 6 del libro 2, dove è scritto: «Se vuoi essere giustificato, confessa il tuo delitto: perciocchè l’umile confessione dei peccati scioglie il legame delle colpe1». E al capo 10, e altrove. Soprattutto sentite che cosa narri di lui il suo discepolo S. Padino, nella vita che ne ha scritto. «Ogni qualvolta alcuno, a fine di ricevere la penitenza, gli confessava le sue colpe, il santo vescovo piangeva così profondamente, che il penitente egli stesso, alla vista di quelle lagrime, dava in un dirotto pianto. Pareva al buon padre di essere caduto coi caduti. Ma le cause dei peccati, che quelli confessano, non le diceva a nessuno, se non a Dio solo, presso il quale intercedeva, lasciando un buon esempio ai sacerdoti2».

«Ma troppo si andrebbe a lungo: basta che il lettore sappia che la confessione all’orecchio del prete posta in uso in Spagna, fu abolita e condannata nel terzo concilio di Toledo tenuto l’anno 590 (Vedi XI canone di questo concilio).

Cosa ne dicono i teologi papisti di questo canone? saprebbero smentirlo? È vero che un tale... ci ebbe la sfrontatezza di negare che nel 1439 in Firenze abbia avuto luogo il concilio di papa Eugenio IV, ma dice: io non


  1. Patrol. Migne, t. 16, col. 507, n. 40.
  2. Patrol. Migne, t. 14, col. 40, n. 39.