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perchè dobbiamo andarci noi?» la quale non ha nessun ragionevole legame, nè col l’argomento in genere, nè colle parole precedenti. Farò invece una osservazione sull’altra: «Forse perchè lo dite Voi?». Questi Voi saranno i soliti teologi romani. Ora io dico che una simile interrogazione derisoria, quando mai, assai più ragionevolmente potrebbe essere diretta ai teologi non romani, ai dissidenti. Per questo, che essi fondano le proprie asserzioni sul criterio loro individuale. Qui sì che il Voi sarebbe, mi pare, adoperato a tempo. Non già a proposito dei teologi romani, i quali, come voi altri ne fate loro rimprovero, professano altamente che, se ammettono una cosa, lo fanno non perchè l’abbiano cavata dalla loro immaginazione, da un loro capriccio di dare a un passo staccato della Bibbia un significato piuttosto che un altro, ma solo perchè, tenendo il conto dovuto anche della tradizione costante della chiesa, che è la prova come a dire sperimentale della verità dell’interpretazione biblica astratta e soggettiva, ritengono che sia stata insegnata veramente da G. C. e dagli Apostoli.

Conchiudo quindi, che le cose «troppo grossolane», a voler esser giusti, non siamo mica noi che le diciamo.

«Preghiamo caldamente il lettore a riflettere sopra questo articolo, verificare le annotazioni e vedere se chi scrive dice la verità...»

E qui si soggiungono, non so capire il perchè, altre cose estranee affatto al presente argomento della confessione, che noi, come abbiamo avvertito fin dal principio, siamo costretti a lasciar fuori, perchè nell’Appendice1 non ci sta più altro. L’articolo poi finisce così:

«Dunque vi potete figurare quale sorpresa ci fece il sentire Voi a calunniarci! ma continuate pure, noi continueremo ad anatomizzare e dica pure chi sentesi capace

  1. Il foglio in forma di Appendice, distribuito colla Gazzetta di Mantova, sul quale furono stampate la prima volta queste osservazioni. (Nota dell’Ed.)