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CXIV

A MESSER DOMENICO LUCCHESE

Lo prega di consegnare alla regina nona di Polonia un libro. Se l’occasione, giovane gentile, m’avesse mai dato cagione di potervi giovare, come ora ella vi dá di giovarmi, non dubito die crediate che io averei fatto per voi quel ch’io credo che farete per me. Mandovi il libro intitolato a la Maestá de la reina vostra di Pollonia, e messer Gasparo, mercatante fiorentino, ne è l’apportatore. Io vi ricordo che sempre vi amai con tenerezza paterna, e, se per si vertuoso atto si merita benivolenza, io merito d’essere assai ben voluto da voi. E ne l’assai ben volermi è la certa speranza del favor, ch’io cerco, ne l’apresentar de l’opera. E a Vostra Signoria mi raccomando.

Di Venezia, il 9 di aprile 1537.

CXV

AL PRINCIPE DI SALERNO

Lo ringrazia dei cento scudi consegnatigli da Bernardo Tasso e della promessa di pagargliene altrettanti ogni anno, e gli invia una me daglia con la propria effigie. A voi, signore, starien bene gli imperi, anzi male, perché gli disfareste in un di con la vostra liberalitá. Certamente l’inimicizia, che è fra la bellezza e la castitá, appare fra la natura e la fortuna: perché, se quella fa le volontá reali, questa fa le forze plebee; e, caso che una faccia il poter grande, l’altra fa il voler piccolo. E perciò si vede tuttavia che chi pò non vòle e chi vuol non pò. Non nego che non si unisca talvolta insieme il potere e il volere, come la pudicizia e la beltade; ma penano tanto, che il mondo lo tiene o per miracolo o per bugia.