Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/201

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CLXI

AL MAGNIFICO OTTAVIANO DEI MEDICI

Ringrazia del dono di cinquanta scudi inviatigli da Cosimo dei Medici, e allude alla lega di Spagna, Roma e Venezia contro il Turco. Nel vedermi, signore, annoverare dal gentile messer Fran cesco Lione i cinquanta scudi, dei quali il duca Cosimo col voler vostro mi è stato largo, la propria conscienza, vergognandosi in se medesima, è stata cagione ch’io ho molto ripreso me stesso, peroch’io non doveva dubitare che la liberalitá e l’amore di si fatto figliuolo degenerasse da la natura di cotanto padre. Era bene ufficio d’uomo prudentemente discreto l’aspettare, per gli andamenti che girano, un tempo che fusse destro a ramentarvi la mia servitú vecchia e nuova; ma, per esser l’error vizio comune, le lusinghe de la speranza e lo stimolo del bisogno meritano perdono, ché certo lo sprone loro me gli ha fatti accttare. Pure, la cortesia usatami è augurio di felicitá al principato di Sua Eccellenza, perché a me non donano se non principi veri, i quali regnano per elezzione di Dio e per consiglio d’uomini ottimi, quetando l’odio c la pertinacia mercé d’una clemenza e d’una bontade simile a quella del gran giovane, la cui lode sará il cibo del mio studio. E tengasi per fermo che la mia opra importa al nome e al grado di Sua illustrissima Signoria, come si vedrá ne la copia de la lettra scritta a Cesare, la quale mandarò tosto a la magnanima signora Maria, che forse sta pensosa per i tumulti dei turchi e dei franciosi, che altro non fanno che romper l’orccchie al mondo, e i movimenti loro son venti e onde, le quali arabbiano intorno agli scogli, sendo le navi nei porti. Io mi credo che Iddio consenta ciò per glorificare la potenza dei religiosi veniziani, ai cui incredibili apparati non son capaci i seni di tutti i mari; ed è piú che miracolo che questa cittá di Cristo, nel provedere i danari, non per la guerra (ché essa non ha guerra con niuno).