Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/27

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mò si riserba in petto de la fantasticarla, la qual gareggia spesso spesso con i pari suoi. Io sollecitarò, bravarò e sforzarò, onde ho speranza che se ne verrá a fine. Intanto Tiziano e io vi basciamo le mani.

Di Venezia, il 6 di ottobre 1527.

IX

AL SIGNOR CESARE FREGOSO

Lo ringrazia del dono di una berretta, di alcuni puntali e di una medaglia, e gli manda in contraccambio un esemplare dei sedici sonetti fatti sulle ligure oscene di Giulio Romano. Il presente de la berretta, dei puntali e de la medaglia, che mi ha fatto Quella, è venuto piú a tempo che non viene un canestro di frutti, quando chi desina, nel fin de le vivande, giá gli chiedeva con la fantasia de lo appetito. Io voleva donarne una fornita come la vostra, e, volendo mandar per essa, ecco un servidor suo, che me la pone inanzi ; onde io ne ho latto festa, e per la sua bellezza, e perché io la desiderava, come forse desidera Vostra Signoria illustrissima (a la cui grazia mi raccomando) il libro dei sonetti e de le figure lussuriose, che io per contracambio le mando.

Di Venezia, il 9 di novembre 1527.

X

A L’ABATE GONZAGA

Lo prega di accettare in dono un giovane cavallo barbero, da lui lasciato a Mantova, e manifesta l’intenzione di non volere piú allontanarsi da Venezia. Si degnerá la Signoria Vostra di acettar in dono il barbaro giovanetto, che io, venendo qui, lasciai ne la stalla di Quella, perché la cittá mi è talmente piaciuta, che bisogna che me ne P. Aretino, Lettere- 1 . 2